L’occasione è stata la retrospettiva dedicata a Paolo Virzì con una proiezione pomeridiana di ’Ferie d’agosto’, ma la sua presentazione è andata ben al di là di due battute. Complice anche la presenza di Paolo Mereghetti, Sabrina Ferilli ieri si è concessa al pubblico del Modernissimo per trenta minuti di chiacchiere col suo critico cinematografico del cuore (è stato il primo a scrivere di lei correttamente, quando non era ancora famosa e altri sbagliavano il suo nome) che ha scandagliato la sua carriera, arrivata alla notorietà proprio con questo Virzì degli esordi. Semplice, arguta, bellissima, alla moda – con jeans wide leg, camicia, blazer, stivaletto texano– l’attrice romana alla soglia dei 60 anni ha dimostrato, coi suoi racconti, di aver sempre scelto tutto molto attentamente, anche il fatto di non essere diventata una star internazionale come la Bellucci, rinunciando al salto oltre confine propostole da De Laurentiis . "Sono innamorata del mio Paese nonostante tutto e gli italiani sono un popolo a parte, che amo – racconta – e le mie scelte non mi dovevano portare lontano da casa, dalla Roma, dai cinque giornali che leggo ogni giorno, mi sento ’nella narrazione nostra’, forse quella è la mia forza".
E si sa, il suo punto vincente è sempre stato anche di abbracciare con la recitazione un’ampia gamma di ruoli, un ’campo largo’ alla Ferilli, dove dal dramma si passa alla comicità, dalla seduzione alla battuta che graffia, magari con quell’accento romano che conquista. E questa alleanza dà spessore al suo essere attrice ancora sulla cresta dell’onda. "Sono sempre stata molto libera nelle scelte - ammette - e forse è il segreto per cui anche non più giovanissima riesco a lavorare ancora". Da queste considerazioni è un attimo il balzo nel cinepanettone. Lei ne ha girati quattro, Christmas in love, Natale a New York, Natale a Beverly Hills e Vacanze di Natale a Cortina. "Una macchina produttiva come quella – ammette – non l’ho più trovata e a volte ho scelto film non solo per i soldi ma anche perché dietro c’era una macchina pazzesca, con una troupe di 200 persone e tempi serratissimi, dove non c’è artigianalità ma industria, ma anche quella è preziosa. A questo proposito un anno fa faccio questa intervista con Cuperlo, quel bravo intellettuale nostro del Pd, che mi voleva far prendere a tutti i costi le distanze dai cinepanettoni, cosa che io non volevo assolutamente fare e ogni volta che lui mi incalzava su questa cosa io gli ripetevo che ero grata ai film di Natale". E riflette: "Ci sono dei preconcetti che non servono a niente, non è che quei film affossano il Paese e poi ho sempre fatto attenzione più alle persone che ai generi, scegliendo i livelli più alti dei settori: è meglio fare il mozzo su un transatlantico che il capitano su una zattera".
Infine Mereghetti non resiste e le domanda come si senta col suo corpo, con le scene di nudo. "I nudi totali non li ho mai fatti – rivela – perché mi imbarazza, vengo dalla provincia che ha lasciato un segno abbastanza forte, così come sul set non so baciare con la lingua e cerco sempre di aggirare il problema". Il momento col pubblico termina ma Sabrina Ferilli si concede ancora ai fans, per gli autografi, i selfie. Generosa e ben poco diva.
Benedetta Cucci