Coach di comunicazione aziendale per WorldWorks e consulente di design di attrazioni (anche parchi a tema) con un corso alla Bologna Business School in Personal Brand for the Digital Marketing and Communications master, Russell Bekins (nella foto con il suo autoritratto) non poteva non mettere il suo estro creativo anche nel pensare alla mostra fotografica con cui manda il cancro a quel paese. Si intitola infatti ’Toh al cancro-Fuck Cancer’ e fino al 15 febbraio in Fondazione Ant, in via Jacopo di Paolo 36, si potrà vedere il suo lavoro di ‘surreal street artist’ nato e cresciuto a Los Angeles negli anni Sessanta con un padre beatnik e tutta l’ispirazione del caso, che arrivando in Bolognina ad abitare, ha trovato qui un nuovo punto di vista davvero speciale sulla fotografia che è al centro delle sue opere in Ant. Rende orgogliosi sentirlo parlare di melting pot e di un quartiere che regge la comparazione con L.A., ma c’è anche da pensare che sia soprattutto il suo occhio attento e poetico, ’surreal’ appunto, a cogliere la magia.
La mostra curata e organizzata dall’amico artista Giulio Cassanelli è fatta però di intuizioni visive raccolte nel quartiere Saragozza dove Bekins vive. Oggi che ha scelto di parlare al suo male, il cancro, con l’arte e senza pietismi e di continuare a vivere godendosi quella creatività di cui è stato meravigliosamente dotato. I suoi scatti sono originariamente macro fotografie che lui nutre di simbolismo e trasfigura in sculture, quindi non si vedono fotografie tradizionali, ma tocchi illuminati di ricerca intima applicata al reale cui vengono dati nomi quali HydroGlyphi, Acquatecture, String Things, Space Shapes. A corollario della mostra non poteva mancare un merchandising d’effetto, dove le foto diventano spille, tazze, ciondoli e parte del ricavato viene donato alla Fondazione Ant. "Toh al cancro – dice l’artista – perché voglio continuare la mia vita malgrado il cancro e fare quello che per me è importante da esprimere da almeno 50 anni". E aggiunge: "Ho sviluppato la macro fotografia negli ultimi due anni; l’idea dei soggetti nasce però in Bolognina, dove ho iniziato a notare chiazze di luce sulle macchine che piegavano la realtà facendola divenire un cartoon".
Benedetta Cucci