Bologna, 3 maggio 2017 - "Noi qui ci siamo sempre, giorno e notte, per tutto l’anno. Perché non avremmo dovuto accogliere la proposta di ospitare la culla per la vita o quella che un tempo si chiamava ruota? Alle belle cose non si dice di no e anche se se riusciremo a salvare un solo bambino a noi va bene". Risponde così, con molta semplicità – caratteristica della congregazione delle Minime dell’Addolorata, fondata da Santa Clelia Barbieri nel 1868 – la madre generale, suor Maria Bruna Zuffa. I lavori non sono ancora ultimati e sotto le Due Torri la moderna ruota ha l’aspetto di una cassetta ricavata in un muretto costruito al posto di una parte di cancellata. Chissà, magari se la culla ci fosse già stata nel 2013, la neonata abbandonata tra i rifiuti, in un cassonetto di via Carbonara – e salvata da un barista – avrebbe potuto trovare essere lasciata qui.
"Quando la ruota sarà terminata, all’esterno ci sarà un vetro con uno sportello che potrà essere aperto per adagiare il bambino. In quel momento – spiega madre Maria Bruna – sentiremo un suonare un allarme e via video potremo vedere solo le mani della persona che lascerà il neonato. A quel punto avviseremo daremo il via ai soccorsi". Siamo nel giardino della casa generalizia delle suore, all’angolo tra via Tambroni e via Guidicini. Il traffico di via Murri è a poche decine di metri, ma qui regnano silenzio e tranquillità. "Eppure per me questa casa è un po’ come la stazione Termini – osserva la madre generale – perché qui arrivano tutte le suore provenienti dall’estero che poi ripartono per le varie comunità, la cui organizzazione si decide qui". Le Minime sono circa 300: oltre che in Emilia Romagna, sono presenti a Roma, a Varese e in Africa, in India e in Brasile.
"Speriamo che i lavori della ruota procedano velocemente, così quando il 13 maggio arriverà l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi per la benedizione sia tutto a posto", si augura suor Maria Bruna. Nel giorno dell’inaugurazione si svolgerà anche un convegno nel teatro degli Alemanni.
L’Associazione medici cattolici italiani, sezione di Bologna, è il committente della ruota. "L’idea venne dieci anni fa al professor Gian Paolo Salvioli che ne parlò con il cardinale Carlo Caffarra. Il progetto sembrava avviato velocemente – ricorda il presidente pro tempore Stefano Coccolini – ma non è stato facile trovare una sede adatta. Ora ce l’abbiamo fatta. Questa è la cinquantaseiesima culla italiana nata dalla collaborazione con il Movimento per la vita, poi ce ne sono alcune in qualche ospedale. I casi di neonati ritrovati nei cassonetti tornano di tanto in tanto, ma sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno di drammatico disprezzo per la vita, di disperazione e spesso di solitudine. Ogni anno nelle maternità non vengono riconosciuti, e quindi lasciati in ospedale, circa 300 bimbi. La ruota rappresenta il completamento, al di fuori dell’ospedale, della legge sul parto in anonimato".