Rothman, pioniera del Cinema: "Folgorata da Ingmar Bergman"

La regista negli anni ’60 dirigeva pellicole su temi al tempo solo maschili e oggi oggetto di restauro.

Rothman, pioniera del Cinema: "Folgorata da Ingmar Bergman"

Rothman, pioniera del Cinema: "Folgorata da Ingmar Bergman"

Il fatto che in America negli anni Sessanta ci fosse una regista che dirigeva film definiti exploitation, termine che indica lo sfruttamento di temi facilmente di cassetta come sesso o violenza, per noi italiani è motivo di stupore. Qui li facevano gli uomini. Ma a dire il vero una donna che negli anni Sessanta facesse qualsiasi cosa fortemente maschile, come anche decidere di studiare cinema all’università di Los Angeles, ci sorprende, perché in Italia era inimmaginabile. Certamente Stephanie Rothman, classe 1936, ospite del Cinema Ritrovato perché i suoi film sono oggetto di restauro – sono stati mostrati The Working Girls e Group Marriage, ci colpisce per altre cose: il suo sguardo sul mondo è ancora molto radicale e distaccato dai noiosi cliché che per decenni hanno avviluppato il suo cinema indipendente e fatto con budget limitato, finché poi non sono arrivati Tarantino e Rodriguez a rimettere tutto in gioco.

Ma dovrebbe ancor più impressionarci il fatto che lei sia stata la prima donna a ricevere una borsa di studio dal Director’s Guild of America come regista di un film alla University of Southern California a inizio anni Sessanta e che per questo riconoscimento non voluto da altri professori, si battè Joseph von Sternberg che lanciò Marlene Dietrich. Rothman fu inoltre l’assistente di Roger Corman per alcuni anni e rigirò una parte di Blood Bath, horror cult assoluto, dopodiché si prese anni di riflessione finché non riuscì a debuttare come autrice e regista con The Student Nurses, dove esplorò aborto e immigrazione. Grazie a questo sappiamo oggi la sua produzione è stata politicamente e socialmente tra le più astute nel documentare il periodo di transizione tra l’America degli anni ’60 e ’70. E lo sa bene anche il MoMa di New York che sta restaurando i suoi film e che ha portato qui a Bologna Dave Kehr, curatore del dipartimento cinema, e proprio la Rothman, che ha tenuto una preziosa lezione. "Se volete sapere da dove arrivava la mia ispirazione – ha detto – dovete sapere che arriva dai miei studi di sociologia all’università di Berkley e ancora dal film che mi folgorò e che ancora reputo il mio preferito, ovvero Il Settimo Sigillo di Bergman. A quel punto non sapevo come diventare un regista. Non pensavo che fosse possibile. Quando l’ho visto ho pensato".

Benedetta Cucci