Andrea Rossi ha trascorso già 17 anni in carcere: ma forse i mesi più lunghi finora saranno quelli che lo dividono dalla discussione in aula degli esiti della perizia disposta dalla Corte d’appello di Perugia, che potrebbero completamente ribaltare la sua condizione. Condizione che dal 2010 lo vede condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Vitalina Balani, settantenne ritrovata senza vita nel suo appartamento di via Battindarno il 15 luglio 2006. Rossi, commercialista della donna e oggi sessantunenne, si è sempre dichiarato innocente.
Innocenza di cui è convinto il suo avvocato, Gabriele Bordoni. La Corte ha accolto la sua richiesta, nel formulare i quesiti all’anatomopatologo Mario Bacci: il ’super perito’ dovrà analizzare la nuova prova che ha consentito la revisione del processo, ossia i nuovi studi scientifici sulla migrazione delle macchie ipostatiche (i ristagni di sangue che si formano nei cadaveri) che, secondo le consulenze prodotte dalla difesa, fisserebbero l’orario del decesso della donna non già tra le 13.30 e le 14 del 14 luglio, come fu stabilito nel primo processo, bensì diverse ore più tardi, tra le 18 e mezzanotte. Il perito super partes dovrà lavorare sulle prove fotografiche delle suddette macchie (i reperti autoptici non sono infatti più disponibili) e fissare – così gli ha chiesto la Corte – l’arco temporale in cui il decesso è avvenuto, quasi 18 anni fa. Se, come ipotizzato e sostenuto dalla difesa, l’orario della morte della settantenne dovesse appunto essere posticipato rispetto a quanto sostenuto dall’accusa, ecco che Rossi avrebbe un alibi, visto che si trovava a un convegno con decine di persone. Non solo: proprio una delle prove ritenute decisive contro di lui nel corso del primo processo, cioè il fatto che la notte del 14 luglio si collegò al proprio computer per cancellare diversi files, tra cui quelli in cui erano riportati i dettagli dei debiti con la vittima, costituirebbe a quel punto un ulteriore alibi per l’uomo, sostiene ancora la sua difesa, dato che appunto non avrebbe potuto uccidere la donna, se si trovava davanti al pc. Il movente dell’omicidio della settantenne si sarebbe celato proprio dietro al debito di due milioni di euro che il commercialista aveva con lei e l’anziano marito, che glieli avevano affidati affinché lui li investisse per conto loro e che Rossi invece sperperò.
L’esperto nominato dalla Corte si metterà al lavoro il prossimo 27 marzo; avrà 90 giorni di tempo per consegnare la propria perizia, i cui risultati saranno discussi nell’udienza già fissata per il prossimo 24 settembre.
La Corte non ha invece accolto il suggerimento della difesa di fare analizzare i reperti disponibili all’Istituto di Medicina legale, che comprendono tra le altre cose i vestiti indossati dalla vittima al momento della morte e i capelli maschili trovati su di essi, e si è riservata di valutarne la disposizione in un secondo momento.
"Siamo lieti che finalmente si esegua una perizia su questo caso – così l’avvocato Bordoni –, perché, con criterio, il dato scientifico possa affermare perentoriamente ciò di cui noi siamo certi: l’innocenza del mio assistito".
Federica Orlandi