REDAZIONE BOLOGNA

Rossi, confermato l’ergastolo. La Corte dice no alla revisione : "È stato lui a uccidere Vitalina"

I giudici di Perugia non hanno ritenuto sufficiente la super-perizia che spostava l’orario dell’omicidio. Il commercialista, in carcere da 17 anni, aveva parlato in aula prima del verdetto: "Ho tanta fiducia".

Andrea Rossi, 62 anni, nell’aula del tribunale di Perugia dove ieri si è svolta l’udienza

Andrea Rossi, 62 anni, nell’aula del tribunale di Perugia dove ieri si è svolta l’udienza

dall’inviata a PERUGIA

Federica Orlandi

"La Corte d’appello di Perugia rigetta l’istanza di revisione avanzata nell’interesse di Rossi Andrea". Impassibile, schiena dritta e sguardo fisso davanti a sé, immobile in piedi accanto al suo avvocato. Si commuove solo quando i figli, in lacrime, lo vanno ad abbracciare. "Grazie, grazie", ripete loro. Per il resto, non ha mai vacillato e ha accolto senza un fremito la conferma della sua condanna all’ergastolo, Andrea Rossi, il commercialista di 62 anni da 17 in carcere per l’omicidio della 70enne Vitalina Balani. Il suo destino processuale è stato scritto dopo più di tre ore di camera di consiglio e due udienze. A nulla è valsa la battaglia della difesa, con l’avvocato Gabriele Bordoni che fino all’ultimo ha rimarcato l’esistenza "se non della certezza dell’innocenza del mio assistito, quantomeno di un dubbio enorme sulla sua colpevolezza".

Rossi è stato condannato in via definitiva nel 2010 per avere ucciso Balani il 14 luglio 2006. La donna fu trovata senza vita in casa il giorno dopo. Economico il movente: il commercialista le doveva oltre due milioni di euro, che aveva sperperato anziché investire per suo conto.

Fulcro dell’istanza di revisione, la perizia medico legale super partes del professor Mauro Bacci, nominato dalla stessa Corte presieduta dal giudice Paolo Micheli: la sua analisi sulla migrazione delle macchie ipostatiche, i ristagni di sangue nei cadaveri, aveva spostato l’orario del decesso di Balani di almeno sette ore in avanti rispetto alla fascia 13,30-14 stabilita dal primo processo, e per cui Rossi, che aveva appuntamento con la donna a quell’ora ma ha sempre sostenuto di non essersi presentato, non aveva alibi. Invece l’aveva per la sera.

Ma la Corte ha evidentemente ritenuto la prova non sufficientemente convincente per ribaltare la sentenza definitiva.

A inizio udienza, ieri, Rossi aveva preso la parola: "Voglio manifestare la fiducia che ho sempre continuato a nutrire nelle istituzioni. Ho tanta fiducia, assoluta. E voglio ringraziare chi mi è stato vicino in questo percorso, dall’avvocato Bordoni e il suo staff ai miei affetti, molti dei quali presenti in aula".

Tra loro, il fratello Stefano, tre dei sei figli e un’anziana zia, che hanno accolto con rabbia la decisione dei giudici. In aula la discussione è stata accesa. Il sostituto pg Paolo Barlucchi, al termine della requisitoria aveva chiesto il rigetto dell’istanza sostenendo "l’inesistenza di una prova scientifica nuova che rovesci quanto deciso nel primo processo, mentre c’è al contrario uno dei quadri indiziari più solidi che abbia ma visto".

La parte civile, avvocato Francesco Cardile per le cinque nipoti di Balani, ha elencato le tappe che hanno portato a indagare Rossi, nel 2006, e poi alla sua condanna: "Le questioni medico-legali sono l’ultimo, disperato tentativo di sostenerne l’innocenza dopo numerosissimi risultati che invece dicono il contrario. Gli studi sulle macchie ipostatiche sono datati, alcuni addirittura degli anni Sessanta".