CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Roberto Baggio, campione ’mistico’. Enia: "Amato perché ha perso tanto"

Domani sera al San Filippo Neri un assaggio in anteprima dello spettacolo che debutterà a Monaco a maggio. L’autore: ""Il gioco del pallone, nella sua popolarità, rappresenta il vero esperanto e unisce le persone" .

Roberto Baggio, campione ’mistico’. Enia: "Amato perché ha perso tanto"

Roberto Baggio, campione ’mistico’. Enia: "Amato perché ha perso tanto"

Gino Strada raccontava che gli aiuti umanitari, durante la guerra del Golfo, veniva sistematicamente bloccati al confine fra Iraq e Kurdistan soprattutto per la richiesta di tangenti da parte dei militari. Solo lui riusciva a far passare il convoglio, mostrando ai soldati la foto di Roberto Baggio. Comincia da questo episodio il testo che Davide Enia ha dedicato allo straordinario campione entrato nell’immaginario collettivo: una storia di cadute, vittorie e tormenti ma soprattutto di bellezza. Lo spettacolo nasce su commissione della Uefa, che ha chiesto ad alcuni drammaturghi europei di scrivere copioni legati al calcio da rappresentare in Germania prima del campionato di giugno.

Ed Enia, unico italiano, ha pensato al magico Codino. Roberto Baggio andrà in scena il 10 maggio a Monaco con l’interpretazione di un attore tedesco ma l’autore-attore ha deciso di presentare in forma di lettura lo spettacolo (che in Italia sarà allestito più avanti) a Bologna in anteprima: appuntamento domani alle 20,30 all’Oratorio San Filippo Neri (ingresso gratuito).

Enia, come mai ha pensato proprio a questo campione?

"È l’unico calciatore iconico vivente in un mondo sportivo popolato, negli ultimi anni, da atleti noiosi. Ha sempre avuto un’aura particolare: buddista in un Paese cattolico, giocatore capace di gesti tecnici di pura bellezza, uomo pronto a sfidare i drammatici incidenti. Ed è tanto amato perché ha perso tanto. Per raccontarlo si deve parlare di estetica e di mistica".

Baggio è un modo per cercare la luce nel buio del nostro tempo?

"È così. Uso il calcio come pretesto narrativo per parlare anche di guerre, con una di quelle capriole che solo l’arte consente di fare. Racconto del nostro pianeta che sta andando a fuoco e della violenza feroce che ovunque emerge. Perché la letteratura si occupa dello smisurato ma anche del dettaglio che diventa universale".

Uno dei suoi spettacoli più fortunati è ‘Italia-Brasile 3 a 2’. Perché ama il calcio?

"Il gioco del pallone, nella sua popolarità, sfida ogni impossibilità linguistica, rappresenta il vero esperanto ed è un unificatore fra le persone. Nelle serie minori resiste una sacralità rispetto al mercato. Chi gioca attraversa il tempo in modo felice".

Il momento della carriera di Baggio che più l’ha colpita?

"Un gol contro la Juve quando vestiva la maglia del Brescia. Era un periodo bello accanto ad un allenatore come Mazzone che lo proteggeva. Ecco quel gol, nato da uno stop della palla che salta il portiere, ha la bellezza fragile del cristallo. Così un calciatore diventa mistico".

In attesa di portare lo spettacolo in Italia, a giugno debutterà con un nuovo allestimento?

"Si intitola Autoritratto e parla di mafia. A 50 anni devo affrontare la costruzione simbolica del mio reale. Ho fatto maturità nel ‘92 e ho passato l’infanzia al tempo delle guerre di mafia. Bisogna parlare del rapporto nevrotico della comunità verso Cosa Nostra, una realtà che replica linguisticamente in modo amorale la struttura familiare".

E’ stato definito con Baliani, Celestini e Paolini un esponente del teatro di narrazione. Ha senso questa definizione?

"Non ce l’ha mai avuto. Si tratta di etichette appiccicate per comodità o pigrizia".