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Aumentano i canoni per i dehors in centro, scendono quelli in periferia (Schicchi)
Rivoluzione dehors. Dopo 14 anni, il Comune mette mano al regolamento sull’occupazione del suolo pubblico e alza le tariffe per gli spazi all’aperto. Aumentano così i canoni per le attività in centro, soprattutto nelle aree pedonali, mentre scendono quelli fuori dalle mura. Se fino ad oggi le tariffe erano fissate a 0,74 euro al metro quadro (dentro i viali) e a 0,31 euro al metro quadrato (fuori), dopo la modifica del regolamento – che avverrà a inizio febbraio –, la Giunta approverà le seguenti rimodulazioni da aprile: il coefficiente moltiplicatore per le aree pedonali dentro i viali sarà incrementato a 1,3 (+30%), quello per le altre zone del centro a 1,2 (+20%), mentre quello fuori dai viali scenderà a 0,8. Moltiplicatore fino a 2,25 nel caso di dehors su stalli di sosta.
Così, secondo le simulazioni di Palazzo d’Accursio, "un esercente con 20 metri di dehors in un’area pedonale del centro per 245 giorni l’anno, che oggi paga 3.626 euro, nel 2025 pagherà 800 euro in più e nel 2026 arriverà a pagare 4.700 euro, con un surplus di 1.100 euro".
"È evidente come Bologna sia interessata da importanti cambiamenti", puntualizza Roberta Li Calzi, assessora al Bilancio. E aggiunge: "Questo strumento regola l’utilizzo del suolo pubblico alla luce della crescita del turismo e della ristorazione", con le risorse che "verranno utilizzate per la gestione e la pulizia della città". Restano le esenzioni per le attività colpite dai cantieri del tram e le altre agevolazioni, come per interventi di decoro urbano.
Un cambio netto, però, che fa sobbalzare sulla sedia le categorie. Per Confcommercio Ascom si tratta di "un provvedimento sbagliato, che penalizza imprese e consumatori – sottolinea una nota di Fipe –. I nostri pubblici esercizi devono fare i conti con le difficoltà del calo di flussi turistici e di una contrazione dei consumi: alzare il canone non significa solo gravare centinaia di aziende già sotto pressione, ma svilire il servizio che offrono. Non dimentichiamo che l’aumento rappresenta un unicum mai visto prima, che in tante realtà rischia di avere ricadute concrete sul lavoro: non ha i caratteri di una semplice manovra di bilancio, ma è una scure sulle occupazioni di suolo pubblico. Invitiamo la giunta a riconsiderare le sue decisioni e a convocare un nuovo tavolo di confronto".
No anche di Confesercenti, che "esprime tutta la propria contrarietà all’aumento dei canoni, che sarebbero stati molto più alti (fino al 50% secondo le prime ipotesi di delibera, ndr) se non ci fosse stata una serrata e continua trattativa". "Questo aumento sia il primo e l’ultimo dell’attuale giunta – chiede il direttore Loreno Rossi –: nel 2026 supererà di gran lunga l’adeguamento dell’indice d’inflazione degli ultimi 14 anni". Forte contrarietà anche da Cna: "Avevamo spiegato al Comune che, nei 14 anni dall’ultimo aumento, gli adeguamenti Istat nei contratti di locazione hanno visto una crescita del 27% – sottolinea il direttore Claudio Pazzaglia –. Ribadiamo di ribassare le tariffe: crediamo che le imprese debbano essere incentivate e non penalizzate a offrire spazi di ristoro".