Alessandra
Servidori*
In Emilia Romagna nei mesi della pandemia, se nella prima fase sono state quasi esclusivamente le donne ad ingrossare le fila degli inattivi, nella seconda fase sono state di nuovo le donne a tornare in attività, ma solo una su tre però trova effettivamente lavoro. Nella terza violenta pandemia è la parte più fragile del mercato del lavoro, impegnata con contratti precari, attività lavorative autonome marginali, settori ad alto rischio come la sanità. La diminuzione dell’occupazione in regione è di circa 41.400 unità, pari ad una variazione del -2,1% (-2,6% a livello nazionale). Tra le donne, la contrazione riguarda 25.300 occupate, corrispondenti al -2,8% (-3,5% a livello nazionale). Il Governo Draghi rivolti come un calzino la terza bozza del Pnrr e le risorse siano destinate a rendere più giusto e a misura di donne e uomini il nostro Paese. Indispensabili sono la realizzazione e il rafforzamento delle infrastrutture sociali per la cura della prima infanzia e quella familiare per anziani e non autosufficienti; rilancio dell’occupazione femminile, anche attraverso politiche fiscali e fondi bilaterali, favorendo l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro; sostegno e credito all’imprenditoria femminile, misure efficienti per diminuire il gender pay gap.
*Docente politiche del lavoro