Bologna, 9 ottobre 2024 - Riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, usura e estorsioni. Sono solo alcune delle accuse, alcune delle quali aggravate dal cosiddetto metodo mafioso, che i finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza hanno mosso nei confronti di un imprenditore di origine calabrese, da tempo residente in città e una persona di origine campana, ritenuta contigua a organizzazioni criminali di stampo camorristico, finiti in carcere per l'applicazione della misura cautelare decisa dal giudice per le indagini preliminari.
I due sono indiziati, a vario titolo, insieme ad altre 14 persone per una molteplicità di reati, alcuni dei quali aggravati dal cosiddetto metodo mafioso, ovvero: riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, usura, estorsioni, malversazione di erogazioni pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di stupefacenti, inosservanza della normativa antiriciclaggio, sfruttamento della prostituzione e tentato sequestro di persona.
Le indagini hanno consentito di ricostruire come l’imprenditore calabrese, potendo beneficiare su numerosi intrecci relazionali, abbia ricevuto nel tempo anomali finanziamenti da parte di soggetti pluripregiudicati ritenuti vicini a consorterie criminali di stampo camorristico e ‘ndranghetista. I prestiti, a volte elargiti in contanti, altre mediante operazioni finanziarie tracciabili a fronte di artifizi negoziali, venivano poi reimpiegati nell’acquisizione di società o nell’acquisto di immobili e auto di lusso.
Come documentato dagli investigatori del G.I.C.O. del nucleo di polizia economico Ffnanziaria Bologna, il denaro veniva poi ripulito e restituito anche grazie al coinvolgimento di imprenditori locali nell’emissione di fatture riferite a operazioni inesistenti. É stata anche ricostruita la posizione patrimoniale dell’imprenditore calabrese, rivelatasi sproporzionata rispetto alle dichiarate fonti reddituali, procedendo, pertanto, al sequestro finalizzato alla confisca di quote sociali, compendi aziendali, immobili e altre utilità, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Tra i beni sequestrati ci sono anche alcune società gestrici di rinomati locali del centro storico di Bologna, attivi nella ristorazione e nell’’intrattenimento.
Sono in corso inoltre molteplici perquisizioni tra Italia e Germania, con la cooperazione dell’Unità I-CAN (“Interpol cooperation against ‘ndrangheta), il supporto tecnico-operativo dello S.C.I.C.O. e l’ausilio di unità cinofile antidroga, in una cornice di sicurezza garantita anche da unità “Anti Terrorismo - Pronto Impiego".