
Fabrizio Padovani con Eugenio Fedeli, direttore territoriale produzione Rfi Bologna
Bologna, 11 maggio 2016 - Fabrizio Padovani (video), 24 anni, bolognese, perito elettrotecnico diplomato alle Aldini Valeriani, da dicembre assunto da Rfi.
Com’è arrivato qui?
«La ricerca è partita dal sito delle ferrovie. Ho spedito il mio profilo. Era maggio. A luglio la prima selezione. Eravamo duecento ragazzi».
Poi è passato in finale.
«Dopo due settimane sono stato richiamato per le visite mediche. A settembre il colloquio di operatore specializzato nella manutenzione».
Contratto a tempo indeterminato. L’esempio di uno che ce l’ha fatta.
Sorride: «In effetti...».
Qual è il suo compito?
«Dipende, può variare. Parliamo sempre di circolazione dei treni, impianti di segnalamento e sicurezza. Si lavora per migliorare la capacità di traffico nelle stazioni». (Interviene Eugenio Fedeli, direttore produzione RFI di Bologna: «Sono interventi di progettazione, verifica e attivazione degli impianti che gestiscono la circolazione. Sistemi di comando e controllo ad alto contenuto tecnologico»).
Bella responsabilità, Fabrizio.
«Studiamo molto. Tre mesi, da quando sono arrivato. È una formazione continua, soprattutto nel primo anno».
Una cosa che è orgoglioso di aver imparato sul campo.
«Oggi quando arrivo in una stazione capisco quel che vedo. Prima non era così».
Una stazione parla.
(Guarda lo schermo, nell’ufficio al secondo piano del grande palazzo di vetro nel piazzale ovest dello scalo bolognese). «Questa è Porretta Terme, ci stiamo lavorando».
Tracciati e colori.
«Costruiamo gli strumenti, i tools, per la cabina di regia».
E si vede pensionato delle ferrovie?
«Spero in una crescita professionale».
Disposto a lavorare in giro per il mondo?
«Beh sì, anche se ho appena finito la mia casa domotica...».
Vuol dire intelligente. Lei ha già idee chiarissime.
«Con un tasto riesco a comandare carichi e prese. Mi ero iscritto a Ingegneria elettrica ma non ho mai finito il primo anno. Volevo lavorare e guadagnare per realizzare il mio sogno. Naturalmente mi hanno aiutato mamma e papà».
Poi si è preso una cotta per i treni.
«La mobilità sostenibile mi ha sempre appassionato. A vent’anni ho presentato un progetto alla Cna di Bologna. Un’idea per migliorare gli spostamenti in centro».
Come?
«Mezzi ecologici al cento per cento, per residenti ma soprattutto turisti. Avevo preso accordi con hotel e tour operator. Oggi mi sposto con il Ninebot».
Un supertecnologico monopattino elettrico.
«Richiede buone capacità di autobilanciamento, non è per tutti».
Un allenamento che ora le servirà per i turni di notte.
«Li ho già provati, non mi spaventano. Le attivazioni dei nuovi sistemi di solito si fanno tra sabato e domenica».
Altro che disco! A che punto si sente?
Sorride: «All’inizio di una salita. Ma sono contento».