GILBERTO DONDI
Cronaca

Bologna, restyling stadio: la storia infinita

Dal naufragio della ‘cittadella dello sport’ al nodo extracosti: così i lavori al Dall’Ara aspettano da dieci anni

La Torre Maratona, simbolo dello stadio Dall’Ara

La Torre Maratona, simbolo dello stadio Dall’Ara

Bologna, 2 novembre 2024 – Ci hanno provato in tanti. Ma, almeno finora, l’annuncio dei grandi progetti non si è mai tradotto in realtà. Quella del nuovo stadio o, in alternativa, del restyling del Dall’Ara, è una storia che si perde nella notte dei tempi. E che ha cambiato trama nel corso degli anni, visto che i presidenti che si sono succeduti alla guida del Bologna avevano ognuno la propria idea, per un motivo o per l’altro puntualmente non realizzata.

L’ultimo capitolo della storia è di questi giorni: il Bologna targato Joey Saputo ha cambiato partner per realizzare la ristrutturazione del Dall’Ara. Fuori Fincantieri, dentro Webuild, che entra in campo in forza di un accordo con diritto di esclusiva valido fino al 31 dicembre 2027. Il problema è che questo progetto, nato ormai quasi dieci anni fa con fattezze ben diverse, quelle della Cittadella dello Sport, nel frattempo ha visto lievitare i costi fino agli attuali 200 milioni di euro, comprensivi dello stadio temporaneo che andrà allestito in zona Caab. Il Bologna è pronto a metterne cento, il Comune 40. Per partire però ne mancano 50 e, al momento, non si sa da dove arriveranno. Ma questo è appunto solo l’ultimo capitolo, perché per l’inizio della telenovela bisogna fare un salto indietro nel tempo di quasi vent’anni.

Il progetto Romilia

Correva l’anno 2006 e il presidente era Alfredo Cazzola. Il 30 novembre venne convocata una conferenza stampa e il progetto Romilia fu annunciato così: “Un maxi-investimento immobiliare da 500 milioni di euro. Su un’area di circa 300 ettari, fra Budrio e Medicina, è prevista la costruzione del nuovo stadio del Bologna Fc, con accanto il centro sportivo, un campo da golf, un centro commerciale e tre parchi divertimento aventi per tema l’Europa, il fitness e l’auto. Vicino a queste infrastrutture dovrebbe sorgere un’ampia zona residenziale, servita da strade e ferrovie”. Accanto all’allora patron del Motorshow, c’era il costruttore Renzo Menarini, divenuto in seguito, a sua volta, presidente del Bologna.

Il nuovo stadio avrebbe dovuto essere pronto nel 2011, ma fin da subito si levarono diverse voci contrarie, lamentando il fatto che fosse lontano dalla città, nel bel mezzo della campagna. Poi arrivò la bocciatura della Provincia e alla fine non se ne fece più nulla, tanto che Cazzola si defilò e in sella salì appunto Menarini.

Il rendring del progetto Romilia: il nuovo stadio doveva sorgere nelle campagne tra Budrio e Medicina
Il rendring del progetto Romilia: il nuovo stadio doveva sorgere nelle campagne tra Budrio e Medicina

L’idea di Guaraldi

Per qualche anno l’ipotesi di investimenti immobiliari legati al Bologna tramontò, fin quando non arrivò l’idea di Albano Guaraldi. Era il 2012 e Guaraldi, all’epoca presidente rossoblù, propose, pur restando a giocare al Dall’Ara, di costruire un grande Centro sportivo fra Quarto Inferiore e Granarolo. Fu anche firmato un protocollo d’intesa fra Provincia, Comune di Granarolo e Bfc: 22 ettari, 12 campi da calcio, strutture per ospitare i giocatori, parcheggi e la ’Piazza degli Scudetti’. Un progetto che avrebbe raddoppiato il valore del Bologna. Ma, anche in quel caso, alla fine non se ne fece nulla.

La cittadella dello sport

E arriviamo così all’era di Joey Saputo. Siamo nel 2016, quando prende corpo il primo progetto per ristrutturare il Dall’Ara, un restyling a cui doveva accompagnarsi la nascita di una cittadella dello sport ai Prati di Caprara. Un maxi-complesso che doveva legare l’Antistadio fino ai campi sportivi del Cierrebi, in via Marzabotto, e che prevedeva la costruzione di un centro commerciale, un outlet di moda, e dei parcheggi. Il budget iniziale era di 70-80 milioni, ma anche quel progetto è poi naufragato per arrivare, dopo una lunga gestazione, all’attuale restyling del Dall’Ara firmato dall’architetto Gino Zavanella.

Come detto, nel frattempo i costi sono lievitati per il Covid, la guerra e tanti altri motivi, a 200 milioni. La speranza è che arrivino fondi dal Governo, ma la partita è complessa perché gli stadi non sono compresi nel Pnrr e a Roma andrà fatto un discorso complessivo in vista di Euro 2032. Il capitolo finale della storia, dunque, è ancora lontano.