Era il 1857 quando l’ingegnere Luigi Marchesini ultimò la mappa. Un’opera d’arte che offre una visione accurata del tracciato del Canale di Savena, del bacino idrico e del paesaggio ottocentesco. E che oggi, con le ultime alluvioni, acquista ancora più utilità e valore. Gli esperti di Canali di Bologna sono quasi inciampati sulla ‘Pianta Marchesini’, rimasta in un angolo per anni e anni, stropicciata per la teca troppo stretta e degradata dall’umidità e dalle gore che avevano ricoperto la superficie. Poi il ritrovamento, l’idea di restaurarla, la riscoperta di un manufatto incredibile che, a distanza di oltre un secolo, è una preziosa testimonianza e uno strumento per guardare al futuro.
La mappa è di proprietà del Comune, che ha deciso di affidarne il ripristino al Laboratorio degli Angeli, sotto la supervisione del direttore generale Camilla Roversi-Monaco. Oltre 300 ore di lavoro un investimento di 9.000 euro che ha riportato l’opera al suo antico (e rinnovato) splendore. Realizzata con tecnica mista, china e acquerello, indica con estrema precisione il fitto reticolo idraulico del quadrante sud-orientale della città e tutte le chiaviche di derivazione, i palazzi, le aree verdi, i giardini (in parte spariti).
"Era molto degradata e danneggiata dall’ acqua, con macchie che avevano inficiato la leggibilità del contenuto – racconta Valeria Ialonardi, restauratrice di materiali cartacei e fotografici del Laboratorio degli Angeli –. Un recupero importantissimo e insperato: la mappa era già stata restaurata, quindi aveva alcuni inserti alterati e una tela di supporto che siamo riusciti a rimuovere per recuperare la struttura della carta. Abbiamo applicato nuovi supporti di carta giapponese e una nuova tela, con un metodo piuttosto innovativo: questo ci ha permesso di non installare grossi strati di adesivo. L’opera è poi stata adagiata su una specie di passepartout per incorniciarla e metterla dentro una teca distanziata, che dà agio estetico ed è anche un fattore conservativo: il plexiglas, infatti, non è direttamente a contatto".
La Pianta Marchesini avvalora così ancora di più l’archivio di Canali di Bologna, che conta un patrimonio di 125 mappe del ‘700 e dell‘800 e oltre 2.000 documenti di varia natura (il più antico è cinquecentesco): in piedi c’è anche un progetto di documenti appartenenti a famiglie private. "Un ente di ricerca come queste è fondamentale nei momenti di programmazione", ripetono Milena Naldi e Jadranka Bentini, che aggiunge: "Il Comune ha finalmente affrontato il tema dei Portici Unesco e i canali ora hanno assunto un posto prioritario, ma anche le mura antiche andrebbero guardate con molta attenzione".
Francesco Moroni