Bologna, 25 marzo 2023 – Il suo è il disturbo dissociativo della personalità più fortunato del pop, l’alterazione d’identità più amata della canzone italiana. Uno stato psicologico complesso, un caos esistenziale, che Renato Zero porta stasera e domani sul palco dell’Unipol Arena con ’Zero a Zero’ per mettere di fronte il soggetto smarrito e la popstar, la persona e il personaggio alimentato in mezzo secolo di hit-parade. "Il pubblico è giudice ogni sera di questa contesa fra Renato e quell’altro" dice. "Benché la gente mi riconosca, infatti, entrambi i ruoli e le responsabilità, sappiamo perfettamente che Renato fa un suo percorso e Zero un altro, anche se poi raggiungono la meta assieme. In cantiere ci vado io, Renato Fiacchini, perché quando c’è da tirare su le mie storie e avvalermi delle testimonianze della gente sono più adatto di lui a fare questo tipo di lavoro. E se siamo andati d’accordo fino a qui è proprio perché nessuno dei due ha prevaricato l’altro". Settantadue anni portati con baldanza, l’uomo dei sogni di latta torna a Bologna con uno show onirico, che racconta la favola sua con 37 canzoni (e 3 medley) in bilico tra ’Io uguale io’ e la stessa ’Zero a Zero’, senza tralasciare i migliori anni di ’Morire qui’, ’Spiagge’, ’Cercami’, ’Rivoluzione’ o quella ’Amico’ formato Spoon River accompagnata sullo schermo dai nomi dei colleghi e compagni saliti sulla collina come Raffa Carrà, Pino Daniele, Mino Reitano, Gianni Boncompagni, Mango e altri ancora. "Albertino Radius lo sento vicino perché è uno di quelli della carboneria, uno di quelli che fanno musica con il cuore, mossi da un talento addirittura aggressivo; voleva esserci a tutti i costi e, infatti, è rimasto" ammette Renato, parlando di ferite recenti non ancora rimarginate. "Saluto anche Vittorio De Scalzi che m’aspettavo sarebbe stato ricordato sul palco del Festival di Sanremo e invece no, perché evidentemente qualcuno dimentica. Saluto pure la mia corista Claudia Arvati che non sarà più sul palco con noi, ma conserva il suo posto nel cuore di tutti".
Ma il repertorio della maratona è a geometria variabile e ogni sera entrano ed escono canzoni disegnando sulla mappa itinerari diversi. "Perché non sono un cantante, ma piuttosto un interprete della vita, dei disagi, dell’amicizia…" spiega lui, che ha iniziato a festeggiare questi cinquant’anni di dischi e settanta di anagrafe (più iva, causa della pandemia) già in autunno coi sei concerti al Circo Massimo di ’Zerosettanta’. "Ho scartato, però, l’idea di portare nei palasport lo spettacolo del Circo Massimo per onestà professionale. Dopo quel riscontro meraviglioso da parte del pubblico sentivo il bisogno di fare un tour vero e proprio, così ho deciso di cambiare rotta scrivendo ‘Zero a Zero - Una sfida in musica’ per potermi analizzare. Da un lato, infatti, c’è Renato e dall’altro c’è Zero, che si lamenta sempre… ma se non lo scritturavo io dov’era a quest’ora? Me lo sono portato appresso e mi deve tanto. È un ospite che ho avuto in casa per tanto tempo ed è arrivato il momento di chiedermi: devo sopportarlo ancora o posso farne a meno?". Al pubblico l’ardua sentenza.