NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Rapinato all’Interporto di Bologna, guardia picchiata e legata: "Erano armati di pistole"

Il racconto del vigilante Raffaele Catania, aggredito da quattro uomini. Portati via diversi bancali di telefoni. Sul colpo indagano i carabinieri

I carabinieri intervenuti all’Interporto e Raffaele Catania, rapinato all'una di notte

I carabinieri intervenuti all’Interporto e Raffaele Catania, rapinato all'una di notte

Bologna, 14 novembre 2023 – “Erano in quattro, armati di pistole. Mi hanno colpito con il calcio dell’arma e mi sono saltati addosso". Inizia così il racconto, agghiacciante, di Raffaele Catania, 56 anni, guardia giurata della Puma Security Issv, vittima di una rapina durante il turno di notte in un hub della Sda all’Interporto, a San Giorgio di Piano. L’agguato è avvenuto intorno all’una della notte tra domenica e ieri e la vittima lo ha ricostruito, attimo per attimo, ai carabinieri della compagnia di San Giovanni in Persiceto, che stanno adesso portando avanti le indagini per risalire agli autori del violento colpo. Che, da quanto si apprende, sono riusciti a portare via tre o quattro bancali carichi di cellulari di ultima generazione e tablet, per un valore ancora da quantificare, ma sicuramente ingente.

Signor Catania, riesce a ricostruire cosa è accaduto?

"Sì, parto da una premessa. Io di solito faccio il turno di notte. Controllo l’hub 13/11 dalle 19 alle 7 del mattino. E dal venerdì al lunedì sono solo, perché la lavorazione si ferma. Di solito faccio un giro ogni ora per controllare che tutto vada bene. Era l’una quando sono stato aggredito".

Come hanno fatto? L’hanno colta di sorpresa?

"Ero andato in bagno. Prima di uscire ho sentito un rumore, ma ho pensato fosse la macchinetta del caffè, era tutto tranquillo. Quando ho aperto la porta, mi sono trovato davanti quattro uomini armati di pistola, con guanti e passamontagna. Mi sono stati subito addosso. Uno mi ha colpito con il calcio della pistola e mi ha buttato a terra. Gli altri mi hanno bloccato e trascinato in un punto non in vista. Mi hanno tolto la pistola, legato stretti polsi e caviglie con le fascette da elettricista".

Quanto è durata? Lo hanno lasciato solo?

"Almeno un’ora e mezza sono stato a terra, con uno dei rapinatori che mi teneva puntata contro la pistola. Mi ha detto: ‘Se non fai cazzate non ti succederà niente’. Io ho obbedito, non avevo scelta. Non finiva mai. Ho avuto paura di morire".

Quando se ne sono andati, come ha fatto a liberarsi?

"Dopo un’ora legato avevo le mani blu, non passava più il sangue. Ho chiesto a quello che mi sorvegliava di allentare i lacci. Quando stavano per andarsene, dopo aver rubato ciò che volevano, mi ha messo su una sedia e mi ha tagliato le fascette, sostituendole con altre meno strette. Quando ho capito che erano andati via, ho saltellato fino alla mensa, dove c’era un coltello, e mi sono liberato".

Hanno parlato con lei? Che accento avevano?

"Solo uno. Sembrava l’accento di una persona straniera cresciuta però nel napoletano".

Da quanto lavora nella vigilanza? Le era mai successa una cosa simile?

"Da una vita sono nel settore, da due anni faccio la guardia giurata. Una cosa così terribile non l’ho mai vissuta".

Ha chiamato i carabinieri.

"Prima ho chiamato un collega. Lui mi ha soccorso ed ha allertato 118 e carabinieri. Ieri sono andato in ospedale, per farmi refertare, è arrivata anche la Scientifica dell’Arma".

Ci sono telecamere nell’hub dove lavora?

"Macché. C’era stato anche un grosso furto a fine luglio, ma il centro non è stato dotato né di telecamere, n é di allarme, né di porte blindate. Tra me e l’esterno c’è soltanto un vetro normale. Se i rapinatori fossero stati meno ‘gentili’ adesso non sarei qui a raccontarla, probabilmente".