MARCO D’ERRICO
Cronaca

Ragazzo sparito al Furlo: "Ma la diga non si svuota"

La prefettura di Pesaro dice no alla richiesta della famiglia del 19enne: impossibile prosciugare l’invaso. La madre: "Continueremo a cercarlo".

Ragazzo sparito al Furlo: "Ma la diga non si svuota"

Riccardo Branchini, 19 anni, con la madre Federica Pambianchi

ACQUALAGNA (Pesaro-Urbino)

La diga del Furlo non sarà svuotata, per cercare il corpo di Riccardo Branchini, il 19enne di Acqualagna sparito nel nulla dal 12 ottobre, dopo avere parcheggiato l’auto proprio davanti alla centrale idroelettrica del Furlo. Lo ha annunciato il prefetto di Pesaro, Emanuela Saveria Greco, al termine del vertice tenuto ieri mattina, a cui hanno partecipato tutte le istituzioni locali: sindaci, forze dell’ordine ed Enel, l’ente gestore della centrale del Furlo. Il prefetto ha espresso vicinanza alla famiglia di Riccardo, ma ha spiegato le ragioni per cui, dopo il confronto, è stato deciso di non assecondare la richiesta avanzata dal legale della famiglia, anche se comunque il piano delle ricerche è ancora attivo. Svuotare completamente l’invaso a ridosso della diga, ha spiegato il prefetto, non è possibile, perché continua ad arrivare l’acqua del fiume Candigliano. La diga, inoltre, è composta da diverse zone che presentano coni molto profondi. Proprio per come è costituita, quindi, prosciugarla del tutto non consentirebbe la ricerca del corpo di Riccardo. Inoltre, le operazioni porterebbero a un’esposizione di tutti gli operatori a un alto rischio, data l’impossibilità di raggiungere punti dove il corpo del ragazzo potrebbe essersi fermato. Il prosciugamento, oltre al rischio di essere inutile, provocherebbe anche un danno ambientale molto rilevante, ad esempio una moria di pesci.

La madre di Riccardo Branchini, pur manifestando estremo rammarico per la decisione, continua a nutrire la speranza di trovare il figlio. "Non smetteremo mai di cercare Riccardo – dice –, anche se dovessimo impiegarci tutta la vita". La famiglia contava le ore e i minuti, per avere una risposta che escludesse il gesto volontario, ovvero che il corpo fosse stato inghiottito dalle acque, ma il pronunciamento della prefettura ha spento la speranza. "Non ci perdiamo comunque d’animo – riferisce Elena Fabbri, legale delle famiglia –, sebbene sia stata una ‘doccia fredda’ inaspettata. Contiamo su un gruppo di guide naturalistiche, che si sono prestate generosamente, al fine di estendere le ricerche in tutta la zona della scomparsa, compresi anfratti, grotte, sentieri poco battuti, per individuare possibili tracce oppure effetti personali, ad esempio gli occhiali".

Sul fronte delle indagini, la Procura di Urbino, dopo l’acquisizione del computer e del cellulare del ragazzo, mantiene il più stretto riserbo. Quanto invece alle indagini difensive, l’avvocato Fabbri fa sapere che sta continuando a indagare sugli ultimi avvenimenti prima della scomparsa, cercando un filo che possa offrire una possibile chiave di lettura. Sotto la lente, l’ultima serata trascorsa a Urbino con gli amici, le chat a cui il giovane partecipava negli ultimi tempi, spesso decidendo di stare lontano dall’attenzione dei familiari. Intanto le ricerche sono state estese anche in altri Paesi europei, grazie alla collaborazione dell’Interpol, per verificare la pista della fuga nei luoghi che Riccardo aveva visitato nei mesi precedenti la scomparsa.