Monterenzio è ferita, di nuovo, ancora più di prima dopo l’ennesima alluvione, scatenatasi sabato notte. Il paese è stato stretto in una morsa di devastazione: il fiume Idice, che scorre lungo tutta la via principale, si è ingrossato a tal punto da tracimare e invadere la carreggiata della sp7 travolgendo tutto ciò che trovava. Dall’altra parte la montagna, che incornicia la cittadella appenninica, ha iniziato di nuovo a sgretolarsi sotto i colpi della pioggia investendo macchine, negozi, i cortili delle case e persino la struttura della Pubblica Assistenza. E ieri mattina lo scenario che si poteva scorgere a Monterenzio era, nuovamente, post apocalittico.
Tutti i cittadini erano lungo le strade ad aiutarsi vicendevolmente con tutti i mezzi a disposizione, e dalle montagne continuavano a fuoriuscire fiotti d’acqua. Inutile dire che qualcosa in più si poteva fare, ed è sotto gli occhi di tutti che non è stato fatto: le frane si sono verificate perlopiù negli stessi punti dove la parete si è sgretolata a maggio 2023. Quella che si erge dietro la Pubblica Assistenza si era spaccata già nel maggio 2023, causando danni ingenti anche a tutte le attività commerciali in quel tratto. Da allora queste attività hanno ripreso vita grazie alle proprie pale, che hanno ridato vita a strade e locali, e alla propria forza di volontà. Ma quel costone è stato abbandonato a se stesso. E con le piogge di sabato ha fatto sentire la sua rabbia dapprima con un forte boato e, poi, rovinando al suolo e devastando tutto, di nuovo.
"Siamo stati lasciati soli dalle istituzioni – urlano i cittadini –. Si sono preoccupati di scavalcare burocrazie e tempi tecnici per tirare giù un guado che avevamo costruito come via d’emergenza in alternativa alla Idice. A mettere in sicurezza le pareti rocciose che circondano il paese, però, chissà come mai non hanno fatto in tempo". E a sostenere questa polemica è anche la politica. Così, infatti, il consigliere regionale della Lega, Daniele Marchetti: "Ho potuto constatare una situazione che avevo già segnalato alla Regione con un atto ispettivo lo scorso agosto. Avevo chiesto se il movimento franoso fosse davvero concluso, e la risposta dagli uffici di viale Aldo Moro, arrivata qualche settimana fa, indicava che i fenomeni erano stati classificati come ’scivolamenti rapidi’ e invece la situazione si è aggravata: l’area è stata di nuovo colpita da un nuovo movimento franoso, mettendo a rischio una zona strategica per la sicurezza del territorio. Questo fatto dimostra come le segnalazioni che avevamo fatto in tempi non sospetti siano state ignorate, e oggi ci troviamo di fronte a una ripetizione di una crisi annunciata. È inaccettabile che una zona così importante per la gestione delle emergenze sia lasciata in queste condizioni".
Polemiche a parte, i cittadini di Monterenzio ora hanno bisogno di forza lavoro: perché con la forza di volontà si arriva fino a un certo punto. Sul territorio ci sono ad oggi numerose frane attive che stanno compromettendo la sicurezza e la viabilità. In particolare, le frane sul Ponte di via Olgnano, nella frazione Fiumetto, e quella che ha travolto la Pubblica sono tra le più gravi. Il fango e i detriti hanno letteralmente invaso la struttura, rendendo inutilizzabili i locali e mettendo a rischio le operazioni di soccorso. Per non parlare della viabilità, che è stata pesantemente compromessa: la circolazione sulla sp7 è fortemente limitata per consentire i lavori di ripristino. Oltre ai danni alle infrastrutture, si contano anche diversi sfollati: queste famiglie sono state accolte presso strutture ricettive del territorio, che si sono subito rese disponibili, così come diverse aziende e cittadini, che hanno offerto ospitalità e aiuto a chiunque ne avesse bisogno.