Classica e jazz non di rado si accostano, nonostante si specchino in codici diversi, per la presenza di molti elementi comuni. Tuttavia non basta prendere dei temi classici e improvvisarci sopra con una sezione ritmica: perché il mixaggio risulti intrigante è necessario un lungo processo di re-immaginazione delle melodie e di arrangiamento delle armonie. "Se si vuole che la magia si realizzi è meglio puntare su un compositore più emozionale che tecnico qual è Giacomo Puccini piuttosto che uno didascalico come Verdi. È il motivo per cui esiste poca rivisitazione pucciniana", spiegano Guido Giannuzzi, presidente dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale e il direttore Roberto Molinelli, presentando il progetto ’Puccini è Jazz’, spasimi di meraviglie tra classica rivisitata in chiave jazz che va in scena venerdì dalle 21 sul palco del Teatro Auditorium Manzoni. Sotto titolo: ’Puccini incontra il jazz, il jazz incontra Puccini e il quartetto di Piero Odorici incontra la Filarmonica del Teatro Comunale’. Per la bacchetta e gli arrangiamenti di Roberto Molinelli. A tenerer le fila il giornalista e scrittore Andrea Maioli, per teatralizzare il concerto-evento co-firmato Bologna Jazz Festival.
Ibridazione di note che toglie il velo alle arie più famose tratte dalle opere pucciniane, da ‘Tosca’ a ‘Madama Butterfly’ a ‘La Bohème’. Del quartetto jazz fanno parte con il leader Piero Odorici, militante effettivo nel gotha del jazz italiano e internazionale al sax tenore e soprano, Nico Menci al pianoforte, Paolo Benedettini al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria. Un combo con una forte connotazione melodica nel fraseggio bilanciata da soluzioni stilistiche moderne, legate all’improvvisazione. Sonorità che convergono in reciproche sublimazioni con l’intro ’Messa di gloria’, ’Senza mamma’ e ’Un bel dì vedremo’. E a seguire ’Crisantemi’, Coro a bocca chiusa da ’Madama Butterfly’ e ’Nessun dorma’.
Ci si scorda del mondo per l’ascolto che rapisce conclusivo di ’Manon’, ’O mio babbino’, ’Vecchia Zimarra’ e ’Lucevan le stelle’. Intrecci musicali in cui l’improvvisazione che resta un pilastro dell’esecuzione jazz, con i musicisti che spesso interpretano e reinventano le progressioni armoniche in tempo reale, s’interfaccia con la musica classica in cui è molto meno centrale, con una maggiore enfasi sull’aderenza alla partitura scritta. Un progetto che Molinelli applaude perché "innovativo, con l’orchestra e il quartetto co-protagonisti, una musica senza tempo rivisitata da improvvisatori provetti. Quanto di meglio ci si possa augurare". Per Guido Giannuzzi è un’idea da esportare: "Il successo dell’anno scorso con il jazz che rivisitava Vivaldi e Piazzolla ci incoraggia in tal senso. Anche puntando a co-presenze più assidue nei festival jazz". "Siamo un gruppo coeso – conclude Odorici – per affinità musicali e umane con Molinelli e la Filarmonica. Così la musica parla da sola".