REDAZIONE BOLOGNA

Prostituta uccisa, il ricordo . Zuppi: "L’amore non è possesso. E le donne non sono oggetti"

Il cardinale alla commemorazione di Christina Tepuru, giovane mamma assassinata da un cliente. E prega per le vittime di femminicidio: "Gino Cecchettin lotta perché altri non soffrano come lui".

Prostituta uccisa, il ricordo . Zuppi: "L’amore non è possesso. E le donne non sono oggetti"

L’arcivescovo Matteo Zuppi

Mentre il sangue usciva dalle sue ferite, le ultime parole di Christina Tepuru furono: "Io muoio". La giovane madre era costretta a prostituirsi in strada e venne uccisa da un cliente che non voleva pagarla. Sul luogo dell’omicidio ora è presente un cippo per ricordare lei e tutte le vittime della tratta. Ogni anno il cardinale Matteo Zuppi si reca in quel luogo per fare memoria di quell’omicidio assurdo.

Per la pioggia, quest’anno ci si è spostati nella Chiesa dello Spirito Santo a Lavino di Mezzo e per l’occasione non si poteva non estendere la preghiera a tutte le vittime di femminicidio. "A causa di alcune tragedie come quella di Giulia Cecchettin – così l’arcivescovo – abbiamo più consapevolezza di quanto sia radicato il sentimento di possesso nei confronti della donna. Il padre, con una dignità e un’umanità uniche, sta cercando di fare in modo che la morte di sua figlia non sia un’occasione perduta, ma serva perché quel suo dolore non sia vissuto da altri. La donna non è un oggetto e l’amore non è possesso, questo lo diciamo sempre eppure non sembra possibile uscire da questo fenomeno. Dobbiamo tornare al cuore del problema e imparare ad amare in modo sano".

Questo momento è organizzato dalle associazioni cattoliche impegnate a tendere una mano alle vittime di tratta, dall’Albero di Cirene alla Papa Giovanni XXIII. "Chi è costretto a prostituirsi non è mai una categoria, ma è una persona. A noi, invece, fa comodo considerare questo sfruttamento una categoria perché in questo modo allontaniamo da noi il problema. Chiudiamo gli occhi sapendo che tutte le storie di liberazione sono un percorso di fatica e ci interpellano direttamente. Non è un cammino che le vittime possono fare da sole, devono avere sostegno per vincere le paure e trovare protezione dalla violenza".

Massimo Selleri