Bologna, 4 maggio 2022 - Nasceranno ambulatori per i codici bianchi "in ogni Pronto soccorso con almeno 25mila accessi l’anno". Così Luca Baldino, direttore dell’assessorato alle Politiche per la salute: una struttura dedicata a coloro "che si presentano al Pronto soccorso in modo non appropriato" e che ricevono codici di bassa criticità. I nuovi ambulatori saranno gestiti da medici della continuità assistenziale, "faremo bandi specifici per non entrare in concorrenza con guardie mediche e Usca", assicura Baldino, durante il suo intervento in commissione Politiche per la salute e Politiche sociali. La scelta è comunque mantenere questi ambulatori fisicamente all’interno dei Pronto soccorso: perché questo "rende il percorso operativo molto più efficace", sostiene Baldino. I casi a bassa criticità verranno individuati al momento del triage, ma si mantiene la possibilità di ricorrere al Pronto soccorso se il medico di continuità assistenziale, nel corso della visita, ravvisasse una gravità superiore.
I numeri
Al Maggiore, che in questo periodo sta registrando una media di 210 pazienti al giorno, i codici bianchi sono il 16%, mentre negli ospedali spoke della provincia scendono al 10%. Al Sant’Orsola su una media di 226 accessi al giorno nell’ultima settimana, i codici bianchi sono circa il 15,4% al Pronto soccorso generale e del 26,3% in quello ortopedico. Quindi si tratta di numeri che influiscono sull’attività.
In programma c’è anche una campagna di comunicazione "sull’uso appropriato del Pronto soccorso", ma "è chiaro – sottolinea ancora Baldino – che l’accesso appropriato si costruisce anche con strutture alternative al Pronto soccorso". Altra ‘rivoluzione’ in vista il rinnovo delle tecnologia nei Pronto soccorso, dalle tac agli ecografi, sfruttando i fondi del Pnrr.
Gli interventi
Per ’salvare’ i Pronto soccorso la Regione punta sul potenziamento degli organici attraverso un più largo impiego delle nuove tipologie contrattuali introdotte: la possibilità di assumere gli specializzandi iscritti agli ultimi due anni di corso e un maggiore ricorso alle prestazioni aggiuntive in regime di libera professione intramoenia su base volontaria, da parte dei professionisti regolarmente assunti per coprire turni notturni e festivi.
Sono due dei punti contenuti nella proposta di accordo tra Regione e sindacati – Cgil, Cisl, Uil, Anaoo, Cimo, Aroi, Anpo, Fesmed, Fvm, e Fassid-Sinafo – presentata in commissione da Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute, la cui firma è attesa nei prossimi giorni. Il costo a regime degli interventi delineati è stimato attorno ai 10 milioni di euro all’anno, anticipa Donini.
Nelle strutture
"Registriamo difficoltà nei nostri Pronto soccorso che hanno numeri di affluenza importanti, superiori alla fase pre pandemica e la soluzione madre è avere più medici nelle strutture – precisa Paolo Bordon (foto in alto) , direttore generale dell’Ausl –. Comunque, introdurre strumenti di flessibilità ci aiuta: contrattualizzare gli specializzandi anche prima del compimento finale del loro corso e creare aree a bassa intensità, tra le proposte anche con medici territoriali, con modifiche nei nostri modelli organizzativi. Inoltre, i medici possono far parte di un percorso con turni in luoghi centrali ad alti livelli e anche nei Pronto soccorso spoke: vorremmo spiegare ai giovani che in una struttura piccola si possono fare approfondimenti tecnici diversi rispetto a una prima linea di un grande ospedale che per pressione e numeri lascia meno spazio alla relazione medico-paziente su cui invece è importante che i medici si formino".
Per l’ospedale Maggiore, "creare ambulatori per codici bianchi non sembra essere una soluzione utile – osserva Lorenzo Roti, direttore sanitario dell’Ausl – perché i percorsi a bassa complessità sono gestiti con fast track e dai Pronto soccorso specialistici. Tra gli spoke, solo Bentivoglio ha più di 25mila accessi e lì è ipotizzabile attivare un ambulatorio per codici bianchi. Utilizzando personale medico proveniente dalla continuità assistenziale, dalla medicina generale o ricorrendo a specializzandi, valutando le possibilità d’intesa con l’università".