FILIPPO DONATI
Cronaca

Chi era il prolago sardo? Lo studio dell’Unibo

Le analisi genetiche compiute su alcuni resti rinvenuti in una grotta a Orgosolo rivoluzionano la classificazione dei mammiferi

Una ricostruzione della fisionomia del prolago, effettuata a partire da alcune ossa

Bologna, 25 agosto 2023 – Aveva il corpo simile a quello di un coniglio, fatta eccezione per le orecchie che ricordavano più quelle di un roditore.

Il prolago sardo, autoctono esclusivamente della Sardegna e della Corsica, è l’unico mammifero dell’areale italiano ad essere andato incontro in tempi storici alla completa estinzione. A differenza di quanto avvenuto per il castoro – estinto in Italia ma sopravvissuto in altre nazioni, dalla quali ha poi fatto ritorno nel Bel Paese – del prolago sardo non sono rimasti che i fossili ed alcuni resti meglio conservati.

Proprio a partire da alcuni di questi – risalenti a 7500 anni fa e rinvenuti nella grotta Cabaddaris a Supramonte di Orgosolo, nel nuorese - l’Università di Bologna, in collaborazione con altri istituti di ricerca, è riuscita a decifrare il dna del prolago, presente in Sardegna fino all’Età del Ferro e in Corsica fino all’epoca romana.  Fino ad oggi il prolago, di cui si sapeva pochissimo, era stato considerato parte della famiglia Leporidae (quelle che raggruppa lepri e conigli) o alternativamente di quella Ochotonidae, di cui fanno parte i pica.

“Il nostro studio – spiega Luca Fontanesi, docente dei Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari – supporta l’ipotesi che il genere Prolagus si sia separato dalla famiglia dei pica circa 30 milioni di anni fa, e che dunque debba essere considerato parte di una famiglia indipendente, quella dei Prolagidae”.

Le nuove scoperte sul dna del prolago consentiranno anche di chiarire, comparandolo a quello di altri esemplari, quale fosse la variabilità intraspecifica all’interno delle popolazioni sarde e corse: questo aiuterà a comprendere cosa portò all’estinzione della specie, se cioè sia imputabile all’introduzione di nuovi predatore o di specie concorrenti, come topi e ratti, o se invece debba essere ricercata nell’arrivo sulle isole di nuovi patogeni. Dinanzi ai quali una specie con scarsa variabilità genetica avrebbe potuto alzare ben poche barriere.