Bologna, 29 maggio 2024 – Giacca bianchissima, capelli in piega e occhi bassi, la quarantenne con cui Giampaolo Amato aveva una relazione extraconiugale ha fatto solo un’apparizione fugace in aula, oggi, poi è sparita dietro al paravento mirato a tutelarne la privacy. Aveva fatto pure istanza di parlare a porte chiuse, ma è stata rigettata dalla Corte d’assise che sta giudicando per duplice omicidio – quelli della moglie Isabella Linsalata, 62, e della suocera Giulia Tateo, 87, trovate morte a letto in circostanze simili il 31 e il 9 ottobre 2021 – il suo ex amante, il medico di 64 anni. Omicidi che avrebbe compiuto per l’eredità e appunto per vivere liberamente la relazione con lei. I loro sguardi, complice il paravento, non si sono incrociati.
Nel parlare della sua storia con "Amato", come lo chiama nel suo racconto di oltre due ore, la donna non si sbilancia mai. Neppure quando racconta del repentino cambiamento dell’imputato dal marzo 2022, quando cioè scopre di essere indagato (sarà arrestato ad aprile 2023). "La mia rabbia nei suoi confronti era peggiorata, a prescindere dalle indagini lo ritenevo colpevole di quello che avevo patito prima e per avermi fatta finire in una caserma a parlare di omicidi. E lui aveva sfoghi di rabbia, non mi piacevano la sua insistenza, le telefonate, le mail, il fatto che due volte si fosse presentato sotto casa mia e altrettante mi avesse bloccata fisicamente e mi avesse strappato il telefono di mano mentre dopo una lite cercavo di andarmene". Era ossessivo? Le chiedono la pm Morenza Plazzi e l’avvocato di parte civile Maurizio Merlini: "Sì, dopo marzo 2022 sì". E le chat in cui gli diceva "dopo che hai fatto ’sto macello io sono tutto quel che ti resta, ma non diventerai il mio aguzzino", "Ho capito tutto e vado dai carabinieri, inizio a pensare che c’entri davvero tu altrimenti non saresti così fuori di testa"? "In realtà – dice ora lei – rifiutavo di credere che fosse dietro l’accaduto. Non era lucido, era aggressivo nel suo modo di voler riallacciare la relazione, che da tempo ormai procedeva tra alti e molti bassi, non perché temeva lo denunciassi". E di soldi e progetti di vita insieme, si parlava? "Non davvero. Lui prometteva a cadenza settimanale che avrebbe lasciato la moglie, ma poi ce n’era sempre una: l’esame della figlia, ‘la signora’ che stava male, il figlio che non gli parlava... È un abilissimo bugiardo". Del resto, cambiò anche la versione sull’ultima volta in cui vide la moglie viva: "Mi disse che si erano incrociati sul pianerottolo la mattina prima e non si erano quasi salutati. Solo dopo l’inchiesta seppi che era salito da lei per i decoder, cosa che mi parve subito assurda: servono due persone per portare due decoder in casa? Ma lui dava spiegazioni vaghe, come al solito".
Gli spostamenti di Amato registrati sullo smartwatch
L’app ‘Salute’ dello smartwatch dell’indagato sarebbe una valida prova degli spostamenti di Amato la notte in cui morì la suocera, tra l’8 e il 9 ottobre 2021, ma anche in quella in cui morì la moglie il 31 ottobre 2021.
È quanto ha illustrato in aula il colonnello dei carabinieri Claudio Gallù, perito informatico, incalzato dalle domande della procuratrice aggiunta, Morena Plazzi. I diversi ‘passi’ e ‘salite’ registrati dallo smartwatch di Amato dunque sarebbero, secondo la Procura, la prova dei movimenti del medico dal piano in cui si trovava a quello superiore dove dormiva la suocera. Inoltre la presenza in casa di Amato è appurata grazie a una fotografia scattata quella notte da una telecamera interna nello studio del medico, da lui installata il 7 ottobre.
Anche la notte in cui morì Isabella Linsalata, alle 0.12 lo smartwatch di Amato registra una ‘salita’, mentre contemporaneamente il cellulare della moglie registra dei ‘passi’.
La difesa: “I dati dell’app non ricostruiscono gli spostamenti”
Totalmente opposte le conclusioni del consulente informatico della difesa di Amato, Donato Eugenio Caccavella. “Questi dispositivi misurano solo la salita e non la discesa quindi non possono essere utilizzati per ricostruire gli spostamenti di una persona. La funzionalità 'salute’ e quella 'passi percorsi’ servono a misurare le prestazioni atletiche. L'iPhone e l'iWatch non nascono per misurare quanti piani fa una persona e soprattutto con la precisione illustrata dal teste della Procura. C'è stato un movimento, questo sì. L'iPhone e l'iWatch non vengono venduti per misurare se un soggetto sale le scale”.
Inoltre, ha sottolineato Caccavella, "non sappiamo da dove è salito. Infatti le tre simulazioni che abbiamo fatto partendo dall'ipotesi che Amato possa essere sceso in garage e poi risalito al piano superiore hanno fornito dati identici a quelli registrati dai dispositivi” le notti in cui morirono le due donne.