FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Processo Amato, i testimoni: "Dava farmaci alla suocera". Lui: io ingiustamente recluso

In aula il fratello di Giulia Tateo: "Era invidioso della ricchezza di mia nipote". Ma l’oculista controbatte: "I soldi non mi sono mai interessati, avevo tutto".

Processo Amato, i testimoni: "Dava farmaci alla suocera". Lui: io ingiustamente recluso

Processo Amato, i testimoni: "Dava farmaci alla suocera". Lui: io ingiustamente recluso

Da un lato del banco, zio Nicola Tateo, fratello di Giulia: "Vidi l’ultima volta lei e mia nipote Isabella a fine settembre 2021", poco prima che morissero. "Chiesi a Giulia se prendesse ancora le pillole per dormire. Rispose con ironia: ’Dormo benissimo da quando prendo le medicine che mi dà Giampaolo’".

Dall’altro, c’è Giampaolo Amato, l’oculista di 64 anni accusato di avere ucciso con un cocktail di farmaci la suocera Giulia Tateo e la moglie Isabella Linsalata, a 22 giorni l’una dall’altra, a ottobre 2021. Il quale ieri ha preso di nuovo la parola per alcune dichiarazioni al processo per duplice omicidio a suo carico.

Allo zio Nicola, "per cui nutro ancora stima e affetto, come di certo anche lui nutriva per me", l’imputato replica: "Mai ho somministrato terapie fuori dalla mia competenza oculistica a mia suocera. I rapporti con lei erano ottimi: mi faceva anche confidenze personali, di cui ho mantenuto il segreto. Che io mi sentissi inferiore a mia moglie perché possedeva più immobili di me? Una falsità che mette tristezza: il denaro non m’è mai interessato, ho sempre avuto quanto mi serviva e mi bastava. Nella vita non ho mai conosciuto invidia, odio, né noia. No: la noia ora la conosco, da quando sono ingiustamente recluso".

Ieri, davanti alla Corte d’assise, sono sfilati anche altri testimoni della Procura, interrogati dalla pm Morena Plazzi, dagli avvocati della difesa Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna e di parte civile Maurizio Merlini e Francesca Stortoni. Tra loro, il notaio che pochi giorni prima di morire Isabella incontrò per "avere informazioni generiche sulla successione" e a cui la sorella Anna Maria raccontò poi "particolari inquietanti" sulla sua morte, in una "sorta di sfogo che mi stupì", ha raccontato; l’amico avvocato civilista di Giampaolo, cui questi, nell’estate 2021, chiese informazioni sugli obblighi economici che avrebbe avuto in caso di separazione dalla moglie; il parroco della chiesa vicina alla casa di Monte San Pietro dei Linsalata, don Vaccari, che ha riferito del "modo eroico con cui Isabella si è battuta per il proprio matrimonio, nonostante io stesso alla fine le avessi consigliato di separarsi", ma anche dei "timori che da due o tre anni mi raccontò di nutrire verso il marito e la sua amante, poiché la donna più volte aveva contattato al telefono lei e i figli".

Infine Gabriele Amato, fratello maggiore di Giampaolo: "Non ci parlavamo da anni, per una lite dopo la morte di nostra madre, ma ero rimasto amico di Isabella: lei mi raccontò della loro crisi. Quando morì, mi sentii di consigliare a mio fratello di rinunciare all’eredità in favore dei figli, che non volevo pensassero che i soldi della mamma potessero andare a un’altra donna, e poi Giampaolo non ne aveva bisogno. Gli dissi: dimostra una volta in più il tuo amore per loro. Lui mi rispose che ci aveva già pensato e difatti così fece". Per l’accusa, il movente degli omicidi sarebbe stato sentimentale, per via della relazione extraconiugale di Amato, ed economica, per l’eredità.