CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Processo strage 2 Agosto 1980, una vittima sarà riesumata

Lo ha stabilito il giudice su richiesta dei periti che indagano sul tipo di esplosivo usato

Il 2 agosto 1980 ci furono 85 morti e oltre 200 feriti

Bologna, 6 febbraio 2019 - Era la persona più vicina al quella maledatta valigetta, sul primo binario della stazione. Maria Fresu, all'epoca aveva 23 anni: venne spazzata via dall'onda d'urto e con lei morì anche la figlia Angela, di appena 3 anni (leggi qui l'elenco completo delle vittime). Ora Maria potrebbe aiutare gli esperti di esplosivi a trovare una matassa in questa intricata vicenda anche processuale.

IL PROCESSO BIS E LE INDAGINI SUI MANDANTI

Per questo, stamattina il presidente della Corte d'Assise di Bologna, Michele Leoni, ha disposto un'ultima proroga di 60 giorni per la perizia chimico-esplosivistica. I tecnici stanno cercando di capire quale esplosivo si stato usato quel giorno e con quale percentuale. Le nuove tecniche a disposizione oggi, infatti, possono individuare anche la più piccola traccia di materiale chimico.

Intanto, in mattinata si era registrato un altro show di Gilberto Cavallini, in aula per rispondere dell'accusa di concorso in strage per la bomba alla stazione di Bologna. L'ex Nar ha parlato di "pensiero volutamente distorto dalla stampa". In apertura di seduta, davanti alla Corte d'Assise l'imputato ha letto anche stavolta un suo scritto, dove ha voluto precisare il pensiero espresso alla scorsa udienza non senza attaccare la stampa che avrebbe dato una ricostruzione "faziosa" delle sue parole.

Il 30 gennaio, infatti, Cavallini aveva detto di voler denunciare gli estensori della scheda Cavallini, presentata dall'Associazione familiari delle vittime e parte integrante del fascicolo del processo, ma oggi ha puntualizzato che "non ho mai inteso mancare di rispetto ai parenti delle vittime né al loro dolore". Nel mirino del Nar - direttamente chiamati in causa non in aula, ma sulla pagina Facebook di Cavallini nei giorni scorsi - ci sono l'avvocato dell'associazione Giuseppe Giampaolo e l'ex pm Claudio Nunziata, a suo dire veri autori della scheda.

Sul caso, lunedì il consiglio comunale aveva  approvato  un odg di solidarietà ai familiari delle vittime,  presentato dalla consigliera Pd Federica Mazzoni e votato con l'astensione del M5s e il voto contrario di Lega e Forza Italia in cui si chiedeva anche al governo di dar corso gli impegni presi sui risarcimenti. "La polemica mi ha dato molto fastidio - ha aggiunto Cavallini dopo la lettura del suo scritto -. Non denuncerò i familiari, stiano tranquilli. Se posso portare qualche elemento utile all'affermazione della verità lo farò, sono qui apposistamente".

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La "polemica" per le reazioni suscitate alla scorsa udienza, però, è proseguita proprio da parte dell'imputato che ha replicato a distanza con l'attuale presidente dell'associazione Paolo Bolognesi. Una settimana fa proprio Bolognesi aveva difeso l'operato del predecessore Torquato Secci, accusato da Cavallini di essere sempre stato convinto della pista fascista senza vagliare altre ipotesi, dicendo che ogni riferimento alla matrice politica della strage era stato apposto sui manifesti solo dopo la sentenza di condanna. Ma Cavallini ha depositato oggi il manifesto prodotto dall'associazione nel 1983, dove viene riportata la foto della lapide in stazione che reca la scritta "vittime del terrorismo fascista".