Preziosi: Re Lear parla del rapporto con i figli

L’attore e regista è al Duse da stasera a domenica. In scena le opere di Pistoletto, che si animano a contatto con i personaggi

Preziosi: Re Lear parla del rapporto con i figli

L’attore e regista è al Duse da stasera a domenica. In scena le opere di Pistoletto, che si animano a contatto con i personaggi

Si alza il sipario sulla stagione di prosa del Duse con l’attore Alessandro Preziosi in ‘Aspettando Re Lear’, una versione contemporanea della tragedia di Shakespeare, firmata da Tommaso Mattei e diretta dallo stesso Preziosi. Adattamento che riduce gli attori da 17 a cinque e si concentra sulle vicende dei personaggi positivi, approfondendo i temi del rapporto tra padri e figli e della saggezza. A riempiere lo spazio scenico saranno le opere di Michelangelo Pistoletto, che si animano, come in una scacchiera onirica e concettuale. Stasera e domani lo spettacolo va in scena alle 21, domenica alle 16.

Preziosi, come si è avvicinato al Re Lear di Shakespeare?

"Ci siamo concentrati sul rapporto tra padri e figli, fra Re Lear e Cordelia. Sarà proprio lei a far rivivere al padre tutte le situazioni in cui si è comportato male".

Lei aveva già affrontato l’opera nel 2003 nei panni del re c’era Roberto Herlitzka…

"All’epoca ero già papà e la storia mi aveva molto colpito. Interpretavo Edmund e ricordo che il regista, Calenda, mi chiedeva di avere quasi un rapporto fisico con la terra, con il palcoscenico, come se la natura rappresentasse l’unico modo per legittimare tutte le nostre nefandezze. Non fu facile e non credo di aver onorato il ruolo come avrei voluto, ma da lì è nata la voglia di rifarlo, pensando che non fosse necessario rappresentare Re Lear alla vecchia maniera. Credo sia giusto rifarlo in età matura, a 50 anni, ritrovarsi con una lezione di vita che viene inferta dalla figlia e poter avere un’immagine da migliorare. Ecco perché alla fine di questo spettacolo nessuno muore e padre e figlia si ritrovano".

I personaggi dialogano con le opere di Pistoletto…

"Le opere sono proprio il mezzo attraverso cui planiamo sulla storia. Diventano vive quando sono visitate e toccate dagli attori".

Ha realizzato anche un documentario sullo spettacolo.

"Volevo raccontare un punto di vista in più: quello del dietro le quinte rappresentato sempre in maniera soggettiva. È un modo per fare entrare lo spettatore dentro il mondo della realizzazione di uno spettacolo. L’intervista a Pistoletto è un très d’union rispetto ai temi dello spettacolo: la vecchiaia, il rapporto dell’uomo con la natura, del padre con le figlie".

E lei che rapporto ha con il tempo che passa?

"Intenso, trovo che la vecchiaia sia una seconda giovinezza. La creatività ti permette di rigenerarti, è come uno scrub".

Amalia Apicella