VALERIO BARONCINI
Cronaca

I presidenti a Marzabotto, abbraccio ai superstiti. Steinmeier: “Perdono”

Il capo dello Stato tedesco con Mattarella: provo vergogna e chiedo scusa. II sopravvissuti e le famiglie delle vittime: “Grazie per averci ascoltato”

Marzabotto (Bologna), 29 settembre 2024 – Qui, sotto le querce di San Martino, i rami abbracciano Giovanna, Anna Maria, Renato e tutti gli altri: la bambina sopravvissuta al ’44, la scampata al rastrellamento, i familiari dei caduti – 770, la peggiore strage di civili d’Europa nella Seconda guerra mondiale –, il partigiano.

L’incontro tra il presidente Sergio Mattarella e Giovanna Monti, tra i pochi superstiti della strage
L’incontro tra il presidente Sergio Mattarella e Giovanna Monti, tra i pochi superstiti della strage

Qui, sotto le querce di San Martino, due presidenti abbracciano i salvati e gli eredi dei sommersi, la generazione perduta di Marzabotto, ottant’anni dopo. Nell’appennino bolognese, nel parco di Monte Sole che si sporge fra le vallate del Reno e del Setta, non è solo il giorno della riconciliazione, delle scuse, della vergogna.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il suo omologo nella Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier, guardano al passato pensando all’oggi e al domani. Perché “non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere – spiega Mattarella –. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l’antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene”.

L’abbraccio tra Sergio Mattarella e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier
L’abbraccio tra Sergio Mattarella e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier

E la giornata, che inizia con l’incontro “privato“ fra i lacerti della chiesa insanguinata dai nazisti in un silenzio raccolto fatto di lacrime, carezze e fragilità coraggiose, finisce pubblicamente a Marzabotto con le parole più potenti: “È un cammino difficile venire come presidente tedesco in questo luogo dell’orrore e parlare a voi. Oggi sono qui davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono”.

Così parla Steinmeier, fra gli applausi, sulle orme del suo predecessore Johannes Rau che venne in visita nel 2002 insieme con l’allora presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi. E ricorda a protagonisti e discendenti degli eccidi, ringraziandoli per questa possibilità di riconciliazione, che “assistiamo a una recrudescenza delle forze nazionaliste e di estrema destra. Forze che intendono indebolire o minare la democrazia. Questo mi preoccupa. Ma mi dà anche determinazione”.

Preoccupazione condivisa da Mattarella: “Quanto accade ai confini della nostra Unione europea suona monito severo. I fantasmi dell’orrore non hanno lasciato la storia”. Poi il presidente cita il discorso di Rau del 2002, ricordando che “Marzabotto è divenuto luogo che non separa più tedeschi e italiani ma li unisce”.

È un pellegrinaggio laico, quello dei presidenti, iniziato non a caso in Germania e terminato nei borghi svuotati (solo all’apparenza) da un’altra Germania che uccise, bruciò, negò. Giovanna Monti, la sopravvissuta più giovane (aveva 4 anni il 29 settembre del ’44) intervistata per la prima volta in una videoinchiesta di Qn-Carlino, guarda al cielo e dice solo “Grazie”. Grazie ai due presidenti “perché sono venuti ad ascoltarci”.

Con lei c’è Annarosa Nannetti, un’altra bambina del ’44, che dice “grazie per essere venuti qui oggi e per aver onorato i nostri cari che non ci sono più”. Risponde Steinmeier: “Grazie della vostra generosità e per la vostra accoglienza”. C’è Gianluca Luccarini che perse buona parte dei suoi avi. C’è Bruno Zebri il cui papà sopravvisse, ma perse fra gli altri una sorella incinta di nove mesi, finita infilzata dalle SS. C’è Maria Iubini, componente di un’altra delle famiglie che ha pagato il tributo maggiore alla follia nazista e c’è Franco Lanzarini, che all’epoca aveva 7 anni e mezzo e per tre volte scampò alla fucilazione.

Il gruppo dei superstiti e dei familiari delle vittime ieri a Monte Sole
Il gruppo dei superstiti e dei familiari delle vittime a Monte Sole

C’è anche Caterina Fornasini, la nipote 85enne di Don Giovanni, l’angelo di San Martino proclamato beato. C’è Renato Chirici, all’epoca quindicenne e partigiano con il comandante Lupo, con il fazzoletto tricolore al collo: “Vedere i presidenti e tutti voi insieme, non escludo nessuno, tutti voi che come me avete passato un po’ di vita in un modo cruento, vigliacco e assassino... beh, tutto questo mi commuove davvero”. Chirici perse la madre Bianca nella strage della chiesa di Casaglia il 29 settembre ’44: il giorno prima, per colpa “del destino vigliacco”, aveva compiuto 15 anni. La sorella Ginetta fu uccisa dai nazifascisti il 4 ottobre a Cà Beguzzi.

Infine c’è Anita Baccolini. Non trattiene le lacrime: “Ma dopo tanto dolore, sono lacrime di gioia. Per questa visita dei presidenti”. Nel 1944 c’era un’altra Anita: quell’Anita Baccolini il 1° ottobre 1944 a Monte Salvaro fu rastrellata con la cugina Sestilia. Il fratello Oreste era nascosto in un castagno cavo. Le ragazze furono violentate e uccise; i loro corpi ritrovati e sepolti solo dopo la fine della guerra. Qui. Sotto le querce.