Bologna, 10 luglio 2023 – All’altezza di via Saffi 83, dopo l’incrocio con via Malvasia, inizia la foresta scura dei Prati di Caprara. Uno dei punti dove l’immenso parco urbano arriva quasi fin dentro le case dei bolognesi, con l’alta grata in ferro battuto che separa il parcheggio dall’area verde. Lì, dove nel corso del tempo i residenti hanno segnalato baraccopoli e accampamenti abusivi, oggi c’è una giungla che farebbe invidia ai romanzi di Salgari. "La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza", diceva Laozi, filosofo cinese del sesto secolo, fondatore del Taoismo. Il parco urbano tanto sognato ai Prati di Caprara, però, non si è realizzato. E così la natura ha preso il sopravvento, riappropriandosi dei suoi spazi. I problemi non sono scomparsi tra gli alberi, si sono solo spostati: gli accampamenti continuano, il via vai di abusivi continua, così come continua l’insopportabile odore di bruciato proveniente dai roghi che, nelle tarde serate d’estate, non hanno smesso di impestare la zona.
Il sopralluogo
Proprio al civico 83 di via Saffi, oggi, inizia il lungo cantiere del tram che ha iniziato ad arrabattare i primi lavori della Linea rossa. Lo squarcio nella recinzione che permetteva l’accesso ai frequentatori irregolari del parco non c’è più. Poco più su, resta il parcheggio per i camper a pagamento: è proprio di un anno fa l’articolo del Carlino che riportava come l’area, in realtà, venga occupata dalle roulotte 24 ore su 24, nonostante il cartello permetta la sosta solo fino alle 21, e la situazione sembra rimasta la stessa. Ma il vero, nuovo cancello degli inferi nella Selva Oscura sembra essere quello davanti alla Maternità del Maggiore, in via dell’Ospedale, proprio a ridosso della curva a gomito con il parco. Qui la recinzione è stata completamente divelta e si vedono subito due carrelli della spesa: uno è pieno di bottiglie di plastica, che sembrano essere state accuratamente selezionate; l’altro è vuoto, come se dovesse restare libero per trasportare qualcosa all’occorrenza. Per terra c’è di tutto: un tappeto infinito di spazzatura, vestiti, scarpe, pezzi di mobili, addirittura materiali ospedalieri e sacchetti per le flebo.
I residenti
Chi abita in zona non può più tacere. Quella sui Prati di Caprara è una battaglia che va avanti da oltre vent’anni, niente è cambiato e ancora oggi manca una progettualità concreta, che fornisca ai cittadini tempistiche chiare e precise sul futuro del più ampio polmone verde di Bologna. E’ di pochissimi giorni fa la segnalazione di Roberto Ruggierio, residente esasperato: "Il 28 e 29 giugno lungo via Saffi e via dell’Ospedale si sentiva un forte e perdurante odore di plastica bruciata proveniente dai Prati di Caprara – le parole di Ruggierio –. Purtroppo, come emerso da altre segnalazioni, il Comune non è interessato a quello che è un enorme problema di accampamenti irregolari e ai relativi roghi che ciclicamente vengono fatti, non solo per cucinare, ma anche per smaltire l’immondizia o ricavare metalli da elettrodomestici".
Giovanni Fiore rincara la dose: "Nella bidonville di via Saffi tutto è come prima – attacca –. Nessuno vuol vedere, perché diversamente si dovrebbe affrontare un problema d’inclusione e ricollocazione". La pazienza si è ormai esaurita.
Il comune
La questione viaggia tra i saloni di Palazzo d’Accursio da tempo immemore: l’ultimo capitolo è andato in scena durante il Question Time di venerdì scorso, quando Samuela Quercioli (capogruppo di Bologna Ci Piace) ha sollecitato il sindaco sul tema. Lepore ha risposto attraverso una lettera: "Siamo a conoscenza delle criticità sull’area e sono in corso attività, sopralluoghi e verifiche che coinvolgono più autorità pubbliche e diversi settori del Comune – evidenzia il sindaco –. Sarà mia cura riportare alla città e al Consiglio comunale l’esito dei lavori".
"Ci auguriamo che ci venga data notizia quanto prima di cosa accade ai Prati di Caprara", il commento di Quercioli. La stessa speranza che nutrono i bolognesi.