ANDREA BONZI
Cronaca

I pozzi bolognesi: un pezzo di storia tra acque miracolose, segreti e leggende

Il reticolo di corsi d’acqua che scorre nel ventre della nostra città è un complesso mosaico del quale i pozzi che costellano strade e cortili degli antichi palazzi sono un tassello importante

Il pozzo di Santo Stefano

Il pozzo di Santo Stefano

Bologna, 29 ottobre 2024 – Bologna è una città costruita sull’acqua, si è visto anche durante l’ultima ondata di maltempo. Il reticolo di corsi d’acqua che scorre nel ventre della nostra città è un complesso mosaico del quale i pozzi che costellano strade e cortili degli antichi palazzi sono un tassello importante. E sono anche i protagonisti della puntata di oggi de ‘Il Resto di Bologna’, podcast gratuito che potrete ascoltare sul nostro sito oppure sulle principali piattaforme audio, come Spotify e Apple Podcasts.

Questo viaggio tra i segreti dei pozzi bolognesi è tratto da un approfondimento di ‘Nelle Valli Bolognesi’, magazine trimestrale su natura, cultura e tradizioni locali edito da Emil Banca, diffuso nelle sedi dell’istituto e in allegato al nostro quotidiano.

I pozzi più belli e ricchi sono quelli privati, primo fra tutti il pozzo di Santo Stefano, circondato da un suggestivo loggiato medievale eretto tra l’XI e il XIII secolo, e la sua mitica raccolta, nella chiesa del Santo Sepolcro, le cui acque miracolose, derivate in prossimità dell’edicola che racchiudeva i resti di San Petronio, erano capaci di curare i mali peggiori. Il luogo era diventata una gettonata meta per pellegrini e bisognosi, accorsi a decine attratti dai racconti dei miracolati, e fu necessario dotare la piazza di grandi tendoni per ospitarli tutti. Questi racconti miracolosi, poi, avrebbero contribuito a ispirare la costruzione della grande basilica in onore di San Petronio. Ma i pozzi hanno anche un ‘lato oscuro’: nei cortili fra le vie del centro, troviamo specchi di acqua nera che riflettono alcune delle pagine più scure della storia della città: corpi occultati, tentati avvelenamenti fra monaci, ma anche epatiti virali, tifo, colera. Eppure, alla fine dell’Ottocento, venne messa in commercio l’Acqua minerale salino magnesiaca del Navile, imbottigliata in una delle zone più sospette, in quanto a salubrità, della città.