"I nostri uffici legali stanno facendo tutti gli approfondimenti del caso, ma in linea di principio mi sembra che il tema, posto in termini soltanto giuridici ed economici, svilisca il portato civico di una compartecipazione pubblico-privato che affonda le sue radici nella storia della città, ed è uno dei suoi tratti più caratteristici". Valentina Orioli, assessora comunale all’Urbanistica, ieri in question time ha sostanzialmente ricalcato le parole del sindaco Virginio Merola sulla sentenza del tribunale di Bologna che ha delineato la responsabilità di Palazzo d’Accursio sulla manutenzione dei portici. Una sentenza che per Palazzo d’Accursio non può fare giurisprudenza e sancire ora un principio generale, anche considerando la consuetudine ormai storica della conservazione dei portici con un patto tra pubblico e privato. "La cura condivisa dei portici – è stato l’assessore Claudio Mazzanti a leggere la risposta della vicesindaca – è un esempio di civiltà che ha accompagnato la storia di Bologna per quasi un millennio e che non può certo trovare la sua soluzione in una decisione che si limita all’applicazione pedissequa di un articolo di legge scritto ottant’anni fa, e che non mi risulta applicato alla gestione dei portici delle città storiche".
Insomma, Palazzo d’Accursio in qualche modo per ora liquida il caso e va avanti. In attesa che la signora protagonista del ricorso – la donna era caduta sotto ai portici, il gip ha archiviato la posizione dell’amministratore del condominio aprendo alla responsabilità del Comune – faccia causa anche al Palazzo, e in quel caso Merola ha già detto che si appellerà. Ma intanto Francesca Scarano, capogruppo della Lega che ha inoltrato la domanda alla Orioli, vuole vederci chiaro. "Aspettiamo gli sviluppi – ha replicato la Scarano – perché la vicenda va monitorata e l’attenzione deve essere massima". La Scarano aveva chiesto se il Comune, in via di autotutela, stesse prevedendo un capitolo di spesa provvisorio da utilizzare per eventuali richieste di risarcimento che dovessero pervenire dai danneggiati in virtù di questa sentenza, "evitando di utilizzare - in caso di necessità - i soliti fondi per il salario accessorio dei dipendenti".