REDAZIONE BOLOGNA

Polemiche sul Vecchione di Fumettibrutti: simbolo trans femminista divide Bologna

Il Vecchione di Fumettibrutti, simbolo trans femminista, scatena polemiche a Bologna. Difeso dal sindaco e dal Cassero, criticato dalle opposizioni.

Fumettibrutti ha curato il disegno del Vecchione, una fenice transfemminista

Fumettibrutti ha curato il disegno del Vecchione, una fenice transfemminista

Non si sono ancora placate le polemiche legate al Vecchione, disegnato ogni anno da un artista diverso e questa volta affidato a Fumettibrutti, che ha scelto come tema ’Mercurio la fenice’. Un simbolo di rinascita (la fenice muore nel fuoco e rinasce dalle sue ceneri) costato 15mila euro che però l’artista ha caricato di un significato speciale, trans femminista, con una chiave appesa al collo. Una scelta duramente critica dalle opposizioni, da Lega a Fratelli d’Italia, che l’hanno giudicata divisiva e lontana dalla tradizione. Difesa dal sindaco Lepore, l’artista incassa oggi anche l’appoggio del Cassero: "Esprimiamo solidarietà a Yole Signorelli (in arte @fumettibrutti) ideatrice del Vecchione di quest’anno, per gli attacchi che sta ricevendo sia a mezzo social sia a livello istituzionale da parte delle destre in Comune. La fumettista trans, autrice di numerose opere che raccontano la sua relazione con il corpo e con l’identità di genere, ha contribuito a portare nel dibattito nazionale l’immaginario di vita delle persone trans, da una prospettiva femminista. Il consigliere leghista Matteo Di Benedetto – continuano dal Cassero –, che questo luglio è venuto al Pride solo per dire ai microfoni che spera di vedere azzerato l’investimento del Comune sull’educazione alle differenze, non ha perso occasione per definire anche quest’opera come uno ’spreco di soldi’. Commenti dello stesso tenore si sono susseguiti sotto al post del Comune".

Poi la riflessione prosegue e non risparmia alcune politiche dell’amministrazione: "Non ci sfuggono i tanti bisogni cui l’amministrazione deve rispondere: la crisi abitativa, il rischio climatico, le disuguaglianze, la marginalità. Non ci sfugge neanche il tentativo del Comune di rispondere al malcontento che queste questioni generano con una stretta repressiva e securitaria e che ha nel mirino le persone migranti, senza dimora e chi vive disagio sociale. A Capodanno – è la conclusione – vedremo una fenice trans in piazza Maggiore. Per qualcuno rappresenta il nuovo, ma questa città ha una storia trans antica: con la fondazione del MIT, le battaglie di Marcella Di Folco, la storia di Bologna è anche una storia di lotta per il riconoscimento dei diritti della comunità trans. E non è un caso che un’artista trans del calibro di Signorelli viva qui. Chi si sente infastidito da questa proposta è disconnesso".