ANGELO
Cronaca

Piera Degli Esposti, la forza della fragilità

"Ho lasciato Bologna, ma la città è venuta sempre con me". Negli archivi sono custoditi i suoi copioni, che lei trasformava in veri ’spartiti’

Piera Degli Esposti, la forza della fragilità

"Ho lasciato Bologna, ma la città è venuta sempre con me". Negli archivi sono custoditi i suoi copioni, che lei trasformava in veri ’spartiti’

Varni

"Dunque, sono partita da Bologna. Ma sono partita con grande strazio, e la mia città, mi ha fatto una sorpresa, cioè è venuta dietro di me in tournée tutte le volte che interpretavo un personaggio che fosse Madre Coraggio, che fosse Cleopatra, che fosse Medea, venivano in via Farina, via Castiglione, piazza Santo Stefano, piazza delle Mercanzie, salivano le strade a trovarmi, a darmi sicurezza"“.

Con questa dichiarazione del legame inscindibile con la sua città (dove era nata nel 1938) mantenuto lungo tutta la sua prestigiosa carriera di artista, Piera Degli Esposti testimonia la solidità di radici che affondavano nel crogiolo di sentimenti maturati in una famiglia tanto squassata dall’instabilità psichica della madre e dall’assenza forzata del padre, quanto amata forse proprio per quell’accumulo di emozioni rattenute, di affetti inespressi, di energie compresse, che accompagnarono la sua adolescenza. Tanto da finire per contribuire a rafforzarne la vocazione d’attrice, dove poter incanalare un simile carico di sensazioni immedesimandosi in una molteplicità di personaggi utili ad appagare il fluire delle sue immagini, dei suoi affanni, dei suoi sogni. Ed era costante in Piera, a spiegare la propria scelta professionale, il richiamo ad una sorta di compito consolatorio, quasi da "infermiera dell’anima" come ebbe a dire, nella convinzione che "il lavoro dell’attore se fatto in modo autentico, può consolare oltre che divertire e far piangere". Ponendo lo spettatore a confronto con esempi di tante realtà diverse, in grado di dare la misura e la proporzione del proprio esistere.

Per questa sua modalità di recitazione fuori dagli schemi tradizionali, fatta di partecipazione intima al personaggio e, ad un tempo, di forte presenza della propria personalità e delle proprie emozioni, Piera faticò molto a farsi accettare dal mondo dello spettacolo, trovando spazio nei teatri sperimentali, a volte vere e proprie cantine, fino a riuscire ad affermarsi negli anni Settanta, aiutata dall’approvazione di alcuni grandi artisti come Giorgio De Chirico od Eduardo De Filippo il quale, dopo aver assistito al suo straordinario monologo ’Molly cara’ dall’Ulisse di Joyce (che le valse premi e riconoscimenti unanimi dalla critica) commentò: "Chista è o verbo nuovo, in questa voce i sta o lag, o mare".

Il suo appropriarsi dei personaggi, fino a farli partecipi delle proprie sensibilità, avveniva attraverso lo studio approfondito delle parole scritte dagli autori. I suoi copioni (accuratamente raccolti e conservati nell’archivio della Cineteca) sono per questo stupefacenti, con ogni parola sezionata, accompagnata da segni grafici i più diversi, appunti, barre, circoletti, debordanti note a margine ed altro ancora: paiono spartiti di un musicista alla tormentata ricerca di un’armonia complessiva che dia senso al singolo fraseggio. Che era poi la sua stessa ricerca di un concetto generale dentro il quale far vivere i personaggi con lo studiato modulare della sua voce e la sua coinvolgente gestualità.

Una capacità interpretativa, la sua, che non poté non interessare il mondo del cinema, con alcuni dei maggiori registi, quali, tra gli altri, Pasolini, Mingozzi, Tornatore, Wertmuller, Sorrentino, Moretti, Bellocchio, convinti di affidarle ruoli significativi nelle loro opere, con esiti tali da assicurare a Piera numerosi prestigiosi premi come migliore attrice. Né minore fu il suo contributo, fin dai primi anni Sessanta, a dare solide basi recitative agli sceneggiati, coi quali la televisione affidò gran parte della sua capacità divulgativa a livello popolare.

Lo stretto rapporto di amicizia con Dacia Maraini, fatto delle più intime confidenze di Piera riguardanti la difficile infanzia con le sue relazioni familiari intrecciate di amore e disperazione, condusse, a sua volta, alla pubblicazione del libro-intervista Storia di Piera, dal quale il regista Marco Ferreri trasse, nel 1983, il film alla cui sceneggiatura contribuì la stessa Piera.

Portata lontana dalla sua Bologna i suoi ritorni - lo dichiara lei stessa - erano legati agli inviti di

Lucio Dalla, compagno di banco alle elementari del suo amatissimo fratello Franco, nella stessa scuola dove Piera frequentava la sezione femminile. Nel 2009 e nel 2010, in occasione della serie di eventi organizzati dalla Fondazione del Monte per celebrare la ’Bologna delle torri’, Lucio mise in scena uno spettacolo con musiche, canzoni e letture di testi di Roberto Roversi, magistralmente recitate da Piera. Ne fu sede, la prima volta, Palazzo Re Enzo, mentre fu la magia di piazza Santo Stefano a farne da cornice nella successiva riproposizione, accompagnata da spettacolari proiezioni architettoniche sulle facciate della basilica e dei palazzi.