CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Piano e parole per il mondo di Lodo Guenzi

Stasera a Castel Maggiore il debutto di ‘Capitalismo magico’ con Nicola Borghesi: "Un modo per chiedersi cosa faremo da grandi"

di Claudio Cumani

Lodo, come mai, dopo essersi diplomato attore all’Accademia Nico Pepe di Udine, è entrato in una band?

"E’ stato casuale. E’ capitato in un’estate afosa a Bologna: Albi (Alberto Cazzola, il bassista, ndr) aveva un rifugio con l’aria condizionata e molti strumenti giocattolo. Si sono innescate un po’ di cose e pian piano lo Stato Sociale è esploso. Devo dire che allora i miei amici storici amavano i concerti e non mi sarebbero mai venuti a vedere in teatro come fanno invece adesso".

Chissà quanti di quegli amici andranno stasera al teatro Biagi D’Antona di Castel Maggiore dove, nell’ambito della stagione di Agorà, Lodo Guenzi debutta con l’amico di sempre Nicola Borghesi in ‘Capitalismo magico’, spettacolo scritto e diretto da loro. Due le repliche, alle 18 e alle 21.

Come è nato questo allestimento?

"Per deduzione, dalle lettere personali e dagli scritti su Facebook che ci siamo scambiati per ragionare attorno al mondo che ci circonda. Tutto è iniziato nel 2019 quando Radiotre ci ha chiesto uno spettacolo per la festa della rete. Abbiamo deciso di usare un pianoforte e le nostre parole per raccontare la visione del mondo di due trentenni".

E che visione è?

"Ci troviamo alla fine della prima parte della nostra vita durante la quale ci siamo arrabattati in una qualche forma di carriera. Adesso si tratta di capire cosa fare da grandi. Il sistema ti chiede di entrare nel mercato, anche se una parte di te non ci vorrebbe essere e non vorrebbe pagare il conto. In fondo è il tema del ‘Giardino dei ciliegi’, lo spettacolo della compagnia Kepler 452 che abbiamo presentato di recente".

Niente concerti con lo Stato Sociale per adesso?

"L’ultimo tour della band è stato nel 2018, poi ognuno di noi ha fatto cose diverse, sfaccettando quella esperienza. Adesso si tratta di ricostruire quel blocco originario perché il pubblico merita che lo Stato Sociale gli offra un’esperienza completa. Per noi fare concerti in questo momento non ha senso. Il teatro garantisce agilità".

Si può dire che il teatro ha accompagnato tutta la sua carriera?

"Sì, con Nicola abbiamo frequentato la stessa Accademia e, una volta diplomati, abbiamo trovato una situazione traumatica: poca gente e scarse possibilità. Non ho mai mollato, però. Quando la band era piccola e costava poco, facevamo anche 200 concerti l’anno. Poi, quando siamo diventati più strutturati e abbiamo selezionato le date, sono riuscito a trovare spiragli anche per questo".

Cosa sta facendo in questo periodo?

"Soprattutto scrivo, eppoi faccio interventi a ‘Social club’ su Radiodue. Tra poco riprenderò lo spettacolo ‘Era un fantasma’, che ha appena debuttato al festival di Todi e dove sono in scena con Lorenzo Lavia, Ninni Bruschetta e Matteo Branciamore. E ancora aspetto l’uscita di ‘Est’, il film di Antonio Pisu ambientato nell’Europa dell’89 dove interpreto uno dei tre protagonisti".