Bologna, 17 giugno 2022 - "Intraprendenza e grande spirito collaborativo: così Philip Morris sa mettere insieme le grandi eccellenze del territorio". Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, sembrerebbe prendere in prestito dalla politica uno slogan sul tenore ‘uniti si vince’. Nella mente dei vertici degli industriali ci sono la lotta all’inflazione, al caro prezzi, alla crisi della materie prime. E, allo stesso, quelle iniziative d’eccellenza che dando linfa all’Industria 4.0 riescono subito a dare forma al futuro. E’ il caso del ’Philip Morris Institute for Manufacturing Competences (IMC)’, il nuovo centro per l’alta formazione delle competenze legate a Industria 4.0 che stamattina verrà inagurato di fianco allo stabilimento di Crespellano della multinazionale del tabacco. Si tratta di un centro di sviluppo delle competenze per la formazione continua e il trasferimento tecnologico. "Mi viene naturale pensare che sia un’espressione dell’intraprendenza del territorio – spiega Caiumi –. Basta guardare ai tanti operatori locali coinvolti. Ci siamo noi, e tra gli altri ci sono l’Alma Mater, il Politecnico di Bari, Its Maker e ART-ER, tutta una serie di eccellenze".
Che cosa la colpisce di questo progetto di Philip Morris?
"Confindustria ha sempre promosso negli anni diversi eventi e idee di questo tipo: la chiave è l’intelligenza di comunità. Ne parlavamo già tre anni fa, bisogna mettere a fattore comune il concetto di collaborazione, i punti di contatto sono fondamentali e specie in un momento come questo bisogna evitare che gli attori si sovrappongano, le eccellenze collaborino".
Philip Morris è quindi la capofila per la giusta interpretazione del futuro dell’innovazione e della sostenibilità?
"Si parla sempre di evoluzione digitale, anche di ‘figital’ e tanto di Industria 4.0. Ecco, il centro di alta formazione che inaugura domani (oggi, ndr ) è un ottimo esempio di come il nostro territorio sia unico nella capacità di aprirsi, anche mettendosi in discussione. Credo che Philip Morris sia il giusto ‘driver’, ha la sua direzione chiara e sa cogliere tutto ciò che c’è di meglio attorno a sé. Noi come loro lavoriamo con orizzonte 2030 e oltre"
Che futuro vede tra otto anni?
"Bisogna arrivare nel 2030 dicendo di essere cresciuti, non calati. Confindustria ha agito d’anticipo con la trasformazione digitale, oculatezza che ci ha permesso di avere una pluralità di contatti e di relazioni che chiunque lavori con noi oggi percepisce chiaramente".
Attualità economica: è preoccupato per l’incedere dell’inflazione e del caro prezzi sull’economia regionale?
"Cerco sempre di utilizzare la giusta visione. Difficile che io sia pessimista, abbiamo poco tempo per lamentarci delle cose che non vanno e l’obiettivo è quello che dicevo: più ci stringiamo, più troviamo la collaborazione e meglio funziona tutto il sistema. E’ fondamentale non sprecare energie, per esempio l’Emilia-Romagna ha dimostrato di avere una buona forza nel’export, eravamo forti e stiamo continuando a esserelo, dobbiamo essere consapevoli dei nostri punti di forza rispetto agli altri. Abbiamo un territorio tra i top del mondo, con caratteristiche che possiamo sfruttare meglio degli altri. Detto questo, le aree produttive devono allargarsi sempre di più, mai avere limiti".
Cosa chiedere al governo in quest’ultimo anno prima delle nuove elezioni politiche?
"Abbiamo bisogno di questa stabilità. Che deve venire anche dai cittadini, anche dalla loro responsabilità quando si recano alle urne. Il governo che oggi cirappresenta è un governo di unione, che sta facendo un lavoro importante restituendo credibilità all’Italia. Con il debito pubblico che abbiamo noi, l’inflazione cambia completamente rispetto ad altri Paesi europei. Lagarde, la presidente della Bce, si è dovuta correggere e io dico che dopende solo da noi".
Spera quindi in un Draghi bis?
"Ci sarebbe da augurarselo. Non chiediamo miracoli, ma Draghi ha lo status giusto. Gli imprenditori devono continuare ad andare avanti, devono crederci. La bussola si ritrova facendo squadra, un modello vincente che è poi il modello nel Dna dell’Emilia-Romagna".