Bologna, 13 gennaio 2024 – «Sono favorevole alla Città 30, ma se applicata all’interno della cerchia delle mura. Non fuori, dove non ha senso per diversi motivi. Quindi chiediamolo ai bolognesi cosa ne pensano, nessuno deve temere un referendum".
In quattro giorni, la sua petizione ha sfondato il muro delle 10mila firme (oltre 10.500 ieri sera alle 21, su change.org . Fratelli d’Italia ne ha raccolte 8mila), a ritmi di sottoscrizione altissimi. Lei, Guendalina Furini, non è né la portavoce di un movimento, né una esponente di un partito locale. E’ una semplice cittadina, 22 enne, studentessa e lavoratrice, che sulla sua pelle si è chiesta semplicemente che senso abbia fare andare tutti a trenta all’ora, ovunque e comunque.
«Sono bolognese, ma vivo a Monte San Pietro e tutte le mattine vengo in città per frequentare un tirocinio di lavoro, sono laureanda in Scienza della Comunicazione – spiega Guendalina –. Raggiungo via Guelfa, dopo aver attraversato tutta Bologna, verso le 9. Partendo da casa mia alle 7 e un quarto, massimo 7 e mezza. Più giro e più mi convinco che chi ha pensato questa svolta non ha tenuto conto delle esigenze di chi viene da fuori, chi arriva per studiare o per lavorare e non ha altri mezzi. Anche per bersi una cosa la sera in centro, avere il pensiero di dover tenere i 30 ti suggerisce di fare altro".
Insomma, per la cittadina "è una questione di buon senso. Sarebbe bastato istituire la zona 30 solo in centro – continua Guendalina –, tenendo i 50 all’ora fuori dalle mura e intensificando i controlli in quelle zone. Se invece si generalizza tutto, mi viene il dubbio che quella dei controlli serrati dopo il 16 gennaio sia soltanto una boutade. Ma poi, come si può pensare che si riescano a tenere costantemente i 30 anche in strade ad alto scorrimento, come Murri e Massarenti. Dove, tra bici che sfrecciano e pedoni che attraversano ovunque, può essere controproducente essere ossessionati dal tachimetro".
La studentessa ha appreso della rivoluzione "dai social, ma non mi aspettavo una reazione simile alla petizione, da due giorni mi chiamano e mi cercano tutti – aggiunge –. Perché la proposta di un referendum? Perché mi ha colpito una comunicazione del Comune, quella che diceva che secondo un sondaggio i bolognesi dicevano sì alla Città 30. E’ davvero così? Ho dei dubbi, visto che in tanti che stanno firmando stanno anche scrivendo che mai sono stati contattati. Quindi, mi chiedo, se il Comune è così convinto che la maggioranza dei bolognesi voglia questa rivoluzione, che paura può avere di un referendum? Così almeno sarà palese cosa vogliono i bolognesi. Spero – conclude Guendalina Furini – che questa mia iniziativa, che sta ricevendo parecchio sostegno senza nessuna colorazione politica, possa spingere il sindaco a riconsiderare la sua posizione".