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Il bando di vendita unitario degli asset del gruppo La Perla comprende lo stabilimento produttivo bolognese
"Ci sono diversi buchi in quel bando che ci creano tutta una serie di difficoltà che dovremo affrontare". Queste le dichiarazioni di Stefania Pisani, segretaria della Filctem–Cgil, sulla pubblicazione del bando di vendita unitario degli asset del gruppo La Perla, che comprende lo storico marchio di lingerie e lo stabilimento produttivo bolognese. L’accordo era stato raggiunto tra i commissari di La Perla Manufacturing (in amministrazione straordinaria), i curatori di La Perla Italia e La Perla Global Management Uk (in liquidazione giudiziale) e i liquidatori inglesi di quest’ultima azienda.
Ieri, nel suo intervento alla Camera del lavoro, Pisani ha specificato: "Dovremo affrontare queste difficoltà nel momento in cui incontreremo tutti i soggetti che manifesteranno interesse entro il 10 febbraio andando a coprire con gli accordi sindacali i buchi rimasti". Queste manifestazioni di interesse, che dovranno essere redatte in lingua italiana con traduzione in lingua inglese, non sono vincolanti, ma con l’invito a presentarle si apre un periodo al termine del quale verrà pubblicato il bando di vendita vero e proprio. E la segretaria ha continuato: "I buchi sono rimasti perché deve tenere insieme liquidazioni con normativa inglese, liquidazioni con normativa italiana, modificata con il nuovo codice della crisi che depotenzia i diritti dei lavoratori e un’amministrazione straordinaria". Tutto ciò "con un sistema di ammortizzatori sociali che fa acqua da tutte le parti", secondo Pisani. Perché con l’amministrazione straordinaria, la sindacalista riesce a coprire le 175 lavoratrici rimaste, ma "le 55 suddivise tra le due aziende in liquidazione giudiziale in Italia possono avere solo l’ammortizzatore per cessazione".
Questo si spiega dal fatto che "l’azienda è in liquidazione giudiziale", un fallimento che in generale presuppone la chiusura. "Ma non andiamo a chiusura – ha ricordato Pisani –, l’abbiamo vinta noi e andiamo in vendita". Per affrontare questo "buco normativo", la segretaria della Filctem–Cgil ha chiesto che "nel momento in cui scadono i 12 mesi dell’ex decreto Genova, devono essere coperte le lavoratrici fintanto che non si va a vendita". E ha aggiunto: "È anche un dovere politico, etico e morale. Queste imprese sono di manifattura avanzata, con delle competenze uniche, se non hanno le lavoratrici non vanno da nessuna parte".
La sindacalista ha concluso il suo intervento con la speranza di invitare tutti i delegati della platea "al festone di capodanno che faremo se salviamo completamente l’azienda".