Solo uno dei colleghi dell’ex coordinatore del 118 dell’Ausl Claudio Tacconi di cui si è accertata l’intossicazione da farmaci estranei dopo avere accusato un malore sospetto al lavoro, è risultato positivo all’Entumin, l’antipsicotico che era risultato nelle disponibilità dell’infermiere indagato. Altri due risultano vittime di fenoitina, un antiepilettico; per gli altri sette colleghi ci sono sospetti, ma gli esami non hanno dato prove certe circa il principio attivo che potrebbe avere causato i loro malesseri, tutti pressoché identici.
Il primo collega, nel 2023, si era sentito male, accusando sonnolenza, difficoltà a parlare e camminare, dopo un caffè bevuto con Tacconi. Ma i due avevano un buon rapporto e nessuna rivalità sui turni, ossia il movente ipotizzato dall’accusa per gli avvelenamenti contestati. "Perché il mio assistito avrebbe dovuto agire contro un amico, che per giunta ha continuato a sentire e frequentare dopo i fatti, finché le misure cautelari l’hanno consentito?" chiede l’avvocato di Tacconi, Gabriele Bordoni. Tacconi ora ha il divieto di avvicinamento alle parti offese.
Una volta giunte le conclusioni dei consulenti della difesa sui riscontri molecolari sulla compatibilità dei tre farmaci che per gli inquirenti Tacconi avrebbe usato sui colleghi, l’ex coordinatore si farà interrogare dagli inquirenti. "Le sicurezze di molti confliggono con la carriera impeccabile di Tacconi, da sempre riconosciuto come un’eccellenza – rincara Bordoni –. Sarebbe interessante poi se venisse offerta una spiegazione razionale alle condotte attribuitegli".
f. o.