Pedofilo in manette. Adescava minorenni sui social network: fermato quarantenne

L’uomo aveva circuito una ragazzina di 11 anni, fingendosi suo coetaneo. Dall’analisi dei dispositivi dell’arrestato sono emerse altre 23 vittime.

Pedofilo in manette. Adescava minorenni sui social network: fermato quarantenne

Pedofilo in manette. Adescava minorenni sui social network: fermato quarantenne

Un vero e proprio archivio dell’orrore. Dove l’uomo custodiva foto e frame di video porno realizzati da bambine che adescava online. È stata la polizia postale di Bologna a scoperchiare questo vaso di Pandora di perversione, al termine di una lunga indagine che ha portato all’arresto di un quarantenne laziale. L’inchiesta, coordinata dalla Procura bolognese, è partita dalla denuncia di una ragazzina di 11 anni, che aveva confessato ai genitori di essere stata contattata sui social da un ‘quindicenne’ che l’aveva convinta a farsi foto sessualmente esplicite e a inviargliele.

Il quindicenne altri non era che il quarantenne laziale, ora in carcere a Latina. La Polpost bolognese, che ha lavorato nella delicata indagine con il supporto del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, attraverso l’esame dei supporti in uso alla ragazzina, è riuscita a identificare l’uomo, a cui sono stati sequestrati telefono, pc e tablet in uso. Dall’analisi del contenuto di questi, è emerso come la denuncia dell’undicenne bolognese fosse la punta di un iceberg: la polizia è riuscita a individuare altre 23 bambine vittime dell’uomo, di età compresa tra gli 8 e 10 anni, che sarebbero state indotte dall’indagato a compiere atti di autoerotismo, nonché a realizzare foto e video sessualmente espliciti - anche in videochiamata - che il quarantenne conservava poi sui propri dispositivi.

Al termine delle indagini, l’uomo è stato arrestato per adescamento online di minorenni, violenza sessuale virtuale e pornografia minorile. Stando a quanto emerso, il quarantenne, dopo essersi creato una falsa identità social, spacciandosi per un quindicenne, aveva aperto profili su Snapchat e Instagram. E qui, spiando profili di bambine, le approcciava spesso commentando video o foto che le stesse avevano postato, stabilendo così un primo contatto. Le ragazzine vittime dell’orco virtuale non appartengono a famiglie disagiate, non vivono in contesti di sottocultura o degrado: il comune denominatore tra loro è un’assenza di controllo, da parte di genitori e famigliari adulti, di quel mare vasto e pericoloso che i social rappresentano, in particolare per i più piccoli e per chi non ha gli strumenti adeguati per restare a galla.

Nicoletta Tempera