Tutta la destra contro Lepore. Stavolta meno per questioni squisitamente politicamente, perché sotto il tiro incrociato c’è ormai la celeberrima frase delle "300 camicie nere" mandate dal governo a mo’ di provocazione sabato a Bologna, quando la contromanifestazione dei collettivi ha poi portato ai violenti scontri con la polizia. Tre giorni dopo però sia Fratelli d’Italia, sia la Rete dei Patrioti Italiani (protagonisti del contestato corteo assieme a Casapound) attaccano ancora Palazzo d’Accursio, e proprio quest’ultima forza di estrema destra ha deciso di querelare Matteo Lepore per diffamazione. "Nessuno ha mandato le ‘camicie nere’ a Bologna, nessuno può insinuare l’esistenza fantasiosa e grottesca di alcuna pressione o etero-direzione della nostre azioni. Per questo motivo, daremo mandato ai nostri legali di querelare per diffamazione il sindaco Lepore per le sue affermazioni false e vergognose – ha detto Stefano Colato, portavoce provinciale della Rete dei Patrioti Bologna –. Il nostro contatto con la Questura e gli organi periferici del governo si è limitato al dialogo formale, in occasione della richiesta di autorizzazione. Il nostro diritto alla libera espressione delle idee è conclamato e nessuno ha facoltà di limitarlo o impedirlo. Volevamo scendere in piazza, sfilare pacificamente, terminare con un comizio in XX settembre, e lo abbiamo fatto, per la prima volta in questa città ostaggio dell’antifascismo".
All’annuncio della querela, però, ha fatto seguito nel pomeriggio una risposta di diverso seme da parte del Comune. I Patrioti avrebbero usato impropriamente il simbolo del Comune. E per questo saranno multati. Quel simbolo "può essere utilizzato unicamente per iniziative organizzate dall’amministrazione comunale o dalla medesima patrocinate". Verrà dunque attivata la procedura prevista e contesterà l’illecito amministrativo e relativa sanzione agli organizzatori della manifestazione". "Questa è la prima di una serie di azioni – ha spiegato la capo di Gabinetto, Matilde Madrid – che l’amministrazione intende intraprendere verso un utilizzo lesivo dell’immagine del Comune, che orienta la propria azione al fine di contribuire all’attuazione della Costituzione, nata dalla Resistenza".