Bologna, 22 luglio 2023 – Patrick Zaki è un uomo libero, e Bologna non potrebbe esserne più contenta. In zona universitaria, in piazza Verdi, sotto lo striscione che chiede verità per Giulio Regeni, c’è un cartellone: ‘Bentornato Zaki’.
Gli studenti e i giovanissimi sorridono, sono in fermento per l’arrivo sotto le Due Torri dell’attivista egiziano, in programma nei prossimi giorni. Via Zamboni è piena di corone d’alloro e di tesi colorate: l’atmosfera di festa c’è, ma non è solo legata al raggiungimento della laurea, perché gli studenti sono pronti a festeggiare il ritorno a casa del ricercatore.
Giustizia, finalmente, è stata fatta, in maniera improvvisa e del tutto inaspettata. "Non ce l’aspettavamo, dopo la condanna a tre anni – afferma Giuseppe Cassisa, ex studente di italianistica all’Unibo e ora professore –. Si era persa la speranza. Sono stato anche in piazza Maggiore ad ascoltare il discorso dei suoi professori: dalle parole sembrava non ci fosse via di scampo. Ma poi è arrivata la grazia e ne siamo felici".
La partecipazione alla grande festa popolare che ci sarà in piazza Maggiore "è assicurata – continua il professore –. Conosco la storia di Patrick da molto tempo, ho anche seguito un corso con il professore Federico Condello, che è stato tra i primi ad attivarsi. Il 2020 è stato un momento di grande partecipazione".
Gli universitari guardano alla grazia del presidente egiziano al-Sisi come il frutto di un incredibile rapporto tra forze diplomatiche, tra mondi opposti. "Sono sollevato dalla notizia della grazia – commenta Nicola Frascati, studente di economia aziendale –. Si può sperare che la via diplomatica che l’ha permessa possa portare all’arresto di coloro che hanno ucciso e torturato Giulio Regeni. Al ritorno di Zaki, mi piacerebbe essere in piazza".
La grazia "è arrivata grazie alle pressioni politiche estere – pensa Petra Marchesini, che all’Alma Mater studia ingegneria meccanica –. Sono felice del suo ritorno. Tutto quello che gli è successo è ingiusto: un ricercatore, un attivista o uno studente non può essere condannato per aver raccontato e dimostrato la verità. Seguo la vicenda sui social e tramite la città, che è sempre stata attenta al suo destino, dalle biblioteche alle piazze".
Il cuore degli studenti, quindi, è sempre stato al fianco di Patrick. "Ho avvertito sorpresa e stupore, delusione a tratti, quando è stato condannato e trattenuto in Egitto – spiega Jacopo Roncuzzi, neodottore in ingegneria meccanica –. Ma finalmente questa storia si è risolta".
L’informazione, per i giovanissimi, è stata fondamentale per seguire passo passo la vicenda. "Dal mio arrivo a Bologna, ho percepito grande vicinanza e solidarietà alla causa – racconta lo studente di Unibo Davide Perazzi –. Leggere della grazia è stato emozionante: si è risolta una vicenda ingiusta".
"Vedere un universitario in quelle condizioni è inaccettabile, conduceva ricerche come ogni ricercatore – conclude Davide Mazzetti, di ingegneria meccanica –. Si tratta di un grande traguardo anche per le forze diplomatiche".