Patrick Zaki sta bene. Lo ha riferito lui stesso, in una lettera alla famiglia, scritta il 21 giugno e ricevuta ieri. In poche righe, lo studente egiziano di 27 anni, in carcere dal 7 febbraio, accusato di fare opposizione al regime, rassicura i suoi parenti e spende una parola per gli amici di Bologna, dove stava frequentando il master Gemma all’Alma Mater. "Cari – scrive – io sto bene e in buona salute, spero che anche voi siate al sicuro e stiate bene. Famiglia, amici, amici di lavoro e dell’università di Bologna, mi mancate tanto, più di quanto io possa esprimere in poche parole. Spero che stiate tutti bene e che il Coronavirus non abbia colpito nessuno dei nostri cari. Un giorno sarò libero e tornerò alla normalità, e ancora meglio di prima".
"Una notizia bella – dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty –, una lettera molto dolce che ci dà conforto, che ci sprona a impegnarci ancora di più per assecondare il desiderio di Patrick, che poi è un diritto più che desiderio. E cioè quello di tornare in libertà. Bello leggere che Patrick nonostante tutto sia in buone condizioni, di spirito. Continua la campagna per chiedere il suo rilascio, immediato e incondizionato". La scorsa settimana, l’Egitto ha annuciato la scarcerazione di 530 detenuti per Covid-19: "È il momento di agire per chiedere il rilascio di Patrick", ha sollecitato Amnesty. Intanto, l’udienza per la sua liberazione è stata fissata al 12 luglio.