Patrick Zaki: all’udienza il giudice non si presenta, poi il rinvio al 18 luglio

Lo studente dell’Università di Bologna vorrebbe laurearsi a luglio, ma non può lasciare l’Egitto. Riccardo Noury: “La sua speranza svanisce”. Amnesty International: “Disprezzo dei diritti”

Bologna, 9 maggio 2023 – Alla nuova ennesima udienza sul caso Patrick Zaki (in attesa di giudizio per diffusione di false notizie dal 2020), la decima a Mansura, il giudice titolare del processo non è comparso in aula e, al suo posto, è stato nominato un altro magistrato che però, non essendo responsabile del caso, “non potrà far altro che rinviare” l'udienza, avevano riferito fonti egiziane informate a Mansura prima della decisione. E infatti, poco dopo è arrivato l’annuncio del rinvio dell’udienza al 18 luglio.

È stata la prima volta che, in 10 udienze, il giudice monocratico del processo a Patrick Zaki non si è presentato in aula: sottolineano le fonti egiziane, che però non sono state in grado di rivelare perché il magistrato si sia assentato, ma hanno precisato che il suo sostituto era un “giudice di Corte d'Appello”.

Patrick Zaki a Mansura (Egitto)
Patrick Zaki a Mansura (Egitto)

SOMMARIO

La replica di Zaki dopo il rinvio

Dopo il rinvio, parlando in italiano all'Ansa Zaki ha detto: “Voglio ritornare presto a Bologna. Sono felice per i messaggi di sostegno dall'Italia, che mi aspetta, e non perderò la speranza”.

Poi, nel confermare la brevità e formalità dell'udienza, Patrick Zaki ha sottolineato che dopo la deposizione odierna di atti della difesa, il 18 luglio il giudice non può far altro che pronunciare una sentenza. Un verdetto che peraltro sarebbe pronunciato al momento giusto, ossia nel pieno di un “dialogo” tra l'amministrazione del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e parte dell'opposizione e della società civile anche sul rispetto dei diritti umani. “La difesa ha finito il suo compito. Non può aggiungere o fare null'altro. Ora tocca al giudice e alla Giustizia porre fine a questo processo”, ha detto Patrick parlando a Mansura. “Abbiamo aspettato il giudice principale del processo. Ma non è venuto. Per questo abbiamo aspettato che arrivasse un altro giudice. È bastato un minuto per prendere la mia carta d'identità e le mie carte difensive”, ha premesso. “Ora penso che sia il momento giusto, perché sentiamo parlare molto del Dialogo nazionale e della soluzione di diverse questioni relative ai difensori dei diritti umani e alle ong”, ha detto ancora parlando davanti al Palazzo di Giustizia di Mansura. “Per questo penso sia un buon momento per chiudere questo iter e darmi il diritto di tornare a Bologna, riprendere la mia vita normale e discutere la tesi all'Università”, ha insistito il ricercatore in studi di genere egiziano.

Le dichiarazioni del Magnifico Rettore

"Ogni rinvio di questo interminabile processo rinnova l'angoscia e il dolore che da più di tre anni condividiamo con Patrick", dichiara il Rettore dell'Università di Bologna Giovanni Molari. "Ma rinnova anche la nostra determinazione e il nostro sostegno. In questi anni Patrick non ha mai smesso di lottare per la difesa dei diritti umani e non ha mai smesso di studiare, tanto che si avvicina il momento della discussione della sua tesi di laurea. Questo impegno e questa determinazione sono un esempio per tutti noi: una fonte di ispirazione che ci lega ancora di più al nostro studente e ci spinge a moltiplicare il nostro sostegno. Bologna e la sua Università continueranno a scendere in piazza e a manifestare in ogni occasione possibile tutta la vicinanza e la solidarietà per Patrick, fino al giorno in cui potremo finalmente riaverlo tra noi. Quel giorno arriverà e noi lo aspettiamo a braccia aperte".

La prof Monticelli: “Patrick deluso ma non perde coraggio”

“Ho sentito Patrick – dice, sentita dal Carlino, la professoressa Rita Monticelli del Master Gemma (il corso di laurea di Zaki, ndr) – ed era molto amareggiato e deluso per questo ennesimo rinvio, ma continua a non perdere il coraggio. Noi siamo sconcertati da quanto successo a Mansura, si tratta dell’ennesimo disprezzo dei diritti umani. Questa continua incertezza sul futuro di Patrick sembra mirata a mettere a dura prova la sua resistenza. Io mi auguro che possa tornare quanto prima a Bologna per finire i suoi studi, un altro diritto che gli è stato negato in tutti questi anni. Per questo, continueremo a chiedere che gli venga tolto il divieto di espatrio, ma soprattutto vogliamo che Patrick torni libero”.

Amnesty International: “Disprezzo dei diritti”

“Il giudice non si è neanche presentato”, ha scritto Amnesty International in un tweet. “Ora Patrick resta in attesa che qualcuno gli dica cosa succederà. Un'ennesima prova del disprezzo per i diritti umani da parte della magistratura egiziana".

Il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia: “Patrick trascorrerà il suo 32esimo compleanno ancora privo della completa libertà. La sua speranza di poter andare a Bologna per poter finalmente laurearsi a metà luglio svanisce. È un accanimento assurdo, del quale bisogna però che le istituzioni italiane chiedano conto al governo del Cairo, di quello che sta accadendo. È una persecuzione crudele, ingiustificata, che costringe Patrick a rimanere intrappolato in una vicenda che lo vede del tutto innocente. Tutti coloro che hanno manifestato ieri a Bologna torneranno in piazza necessariamente per chiedere ancora una volta, alla vigilia del 18 luglio, l'assoluzione e il ritorno a Bologna di Patrick Zaki”.

Il desiderio di discutere la laurea a luglio

Questa mattina Patrick aveva scritto su Facebook di sperare di poter discutere la tesi di laurea a Bologna già nella prossima sessione di metà luglio.

"Decima udienza, non perdiamo la speranza”, si legge nel post, pubblicato prima della decisione di rinvio. “Devo discutere la mia tesi di laurea all'Università di Bologna a metà luglio, e quello è il giorno più importante per ogni studente di master in generale, e per me in particolare”.

"Sono stato rinchiuso per quasi due anni – ha ricordato lo studente egiziano dell'università di Bologna – mentre tornavo a trovare la mia famiglia dopo il primo semestre, e dopo sono uscito da quell'esperienza, cercando di superare tutto questo, ma mi sono ritrovato in liste divieto di viaggio difficili da completare lo studio, però, con l'aiuto dell'università e dei professori, sono riuscito a finire gran parte degli esami per il master e spero che arrivi giugno e sarò a Bologna tra i miei colleghi a festeggiare il completamento della tesi magistrale da persona normale, soprattutto alla luce del termine e della risoluzione dei problemi dei legali”.

Patrick Zaki è stato rilasciato l'8 dicembre 2021. Solo dopo 22 mesi di carcere ha potuto tornare in famiglia, ma non può comunque uscire dall’Egitto. Paese che lui, lo specifica, non vuole lasciare definitivamente, ma per poter realizzare i suoi sogni legati allo studio di un master e poi un dottorato in Europa, chiede la possibilità di viaggiare e di “tornare in Egitto senza problemi, ogni volta che c'è una vacanza o la possibilità per me di tornare”.

Ieri, inoltre, anche la Regione Emilia Romagna ha espresso il suo sostegno allo studente, con le parole di Emma Petitti: “Mi rivolgo ai livelli istituzionali, a partire da quelli europei, serve l'impegno di tutti per arrivare alla definitiva liberazione di questo giovane che non ha commesso alcun reato”.

Ma l'ennesimo rinvio dell’udienza fa svanire le speranze e i desideri di Zaki laurearsi in città questa estate.