Patrick Zaki, chi è e perché è stato arrestato

Dalla cattura in aeroporto al Cairo, il 7 febbraio 2020, alla condanna di oggi: le tappe della detenzione del giovane attivista, laureatosi con 110 e lode il 5 luglio all’Università di Bologna

La condanna a tre anni di Patrick Zaki –  attivista e ricercatore egiziano che pochi giorni fa si è laureato con 110 e lode a Bologna - ha suscitato un coro di indignazione e protesta. Per fortuna è poi arrivata la grazia del presidente Al-Sisi e poi il ritorno in Italia e a Bologna.

Il giovane - vale la pena ricordarlo - è stato in detenzione preventiva dal 7 febbraio 2020 - quando è stato arrestato all'aeroporto del Cairo - fino all'8 dicembre 2021, quando è stato liberato per effetto di un'ordinanza che prevedeva comunque la continuazione del processo.

La festa in piazza Maggiore a Bologna

Un'immagine sorridente di Patrick Zaki
Un'immagine sorridente di Patrick Zaki

Chi è Patrick Zaki

Nato il 16 giugno 1991 a Mansura, in Egitto, da genitori di religione cristiana ortodossa copta, è laureato in farmacia alla German University del Cairo e il 5 luglio è diventato dottore anche all'lma mater, nel Master Gemma, in Women’s and Gender Studies. In occasione delle elezioni presidenziali egiziane del 2018, Patrick Zaki è stato uno degli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato e attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani che successivamente ritirò la candidatura denunciando il clima di intimidazione e i numerosi arresti dei suoi collaboratori. Zaki ha fatto parte dell'associazione per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative for Personal Rights, con sede a Il Cairo.

L'arresto di Patrick

Il 7 febbraio 2020, tornando in Egitto per fare visita ai parenti, è stato catturato dagli agenti dei servizi segreti subito dopo l'atterraggio all'aeroporto del Cairo, alle 4 di mattina. Per un'intera giornata né familiari né mezzi d'informazione hanno saputo niente di lui. La notizia del suo arresto è stata divulgata successivamente dall'Egyptian Initiative for Personal Rights, il 9 febbraio. Nel verbale d'arresto - invece - la polizia egiziana ha scritto che Zaki è stato arrestato l'8 febbraio a un posto di blocco nel quartiere Jadyala a Mansura. Secondo il suo avvocato, Patrick è stato bendato e torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco, alla schiena e con scariche elettriche inflitte dalle forze di sicurezza egiziane, oltre a essere stato interrogato sulla sua permanenza in Italia, sul suo presunto legame con la famiglia di Giulio Regeni e sul suo impegno politico, venendo inoltre minacciato di stupro. Diversa la versione della Procura Generale di Mansura, che ha dichiarato di avere constatato lo stato di salute del fermato, affermando che egli non palesava ferite sul corpo. Il Procuratore Generale dell'Egitto, Hamada el-Sawy, ha negato che il fermato sia stato torturato dalla polizia.

Di cosa è accusato

Ecco i capi d'accusa formulati nel mandato d'arresto: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. In particolare gli vengono contestati alcuni post su Facebook. Secondo i mezzi d'informazione governativi egiziani Zaki sarebbe attivo all'estero per fare una tesi sull'omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano.

La detenzione in carcere

Dopo una breve detenzione presso Talkha, il 25 febbraio 2020 Zaki è stato trasferito nel carcere di Mansura ed è stata fissata la sua udienza in tribunale per il 7 marzo. Dopo una visita dei genitori concessa in via straordinaria, il 5 marzo è stato trasferito nel Carcere di Tora, al Cairo. Due giorni dopo, il tribunale competente ha rinnovato la sua detenzione preventiva fino alla successiva udienza, poi posticipata al 21 marzo e nuovamente posticipata a causa della pandemia di COVID-19 in corso.

La detenzione preventiva è stata più volte prolungata per periodi successivi prima di 15 giorni, e poi di 45 giorni.

Il processo

La prima udienza del processo si è svolta il 14 settembre 2021. Fra le accuse mosse nel mandato d'arresto, l'unica che la Procura suprema per la sicurezza dello stato ha sostenuto al processo è "diffusione di false notizie dentro e fuori il Paese", in relazione a un articolo, a firma di Zaki, pubblicato nel 2019 sul giornale libanese Daraj. Nell'articolo, il giovane ricercatore riportava alcune persecuzioni e discriminazioni subite dalla comunità copta egiziana.

La liberazione

Il 7 dicembre 2021, al termine della terza udienza, il tribunale ha ordinato la scarcerazione di Zaki, che è rimasto libero fino ad adesso. La scarcerazione è stata eseguita il giorno dopo, 8 dicembre.

La condanna

Durante l'udienza di oggi, 18 luglio 2023, a Mansura, il tribunale egiziano ha condannato Zaki a tre anni di reclusione.