Bologna, 9 gennaio 2025 – Passante Nord, Sud, di Mezzo, con un tocco green. Dell’opera del nodo bolognese che prevede l’allargamento di tangenziale e autostrada se ne parla da decenni, tra liti politiche, accelerazioni e rallentamenti. Negli anni sono cambiati governi e amministratori delegati, sindaci e presidenti di Regione, progetti e costi, non senza divisioni politiche, distinguo, proteste degli ambientalisti. Oggi sul tavolo c’è il Passante di Mezzo con compensazioni green, ottenute dal Comune di Bologna e spinte dalla Regione, quando al timone c’era Stefano Bonaccini con Andrea Corsini assessore ai Trasporti.
Peccato, però, che anche questa nuova versione dell’opera sia in stallo. E, da quello che filtra, l’ok al Pef, il Piano economico finanziario di Aspi pari a investimenti complessivi di 36 miliardi, di cui il Passante fa la parte del leone con la Gronda di Genova, dal ministero dei Trasporti ancora non è arrivato. Il termine per dare il via libera è scaduto il 31 dicembre 2024 e al momento non risultano ’carte’ che diano contezza di un’eventuale proroga dei termini. Morale: senza l’ultima bollinatura, non si può entrare nel vivo dei cantieri. Il nodo è tutto finanziario: i costi dell’opera, infatti, da circa un miliardo hanno raggiunto quota tre miliardi (3,5 per il Comune di Bologna, 2,8-2,9 per Aspi). Da qui, affinché l’infrastruttura sia sostenibile economicamente, servono alcune operazioni.
Le ipotesi in campo vanno dall’allungamento delle concessioni autostradali per Aspi (che scadono nel 2028), così da spalmare gli extracosti dell’infrastruttura su più anni, all’aumento dei pedaggi. Possibilità con pro e contro. La prima, ad esempio, ha necessità dell’avallo dell’Europa; la seconda sarebbe scarsamente popolare visto che porterebbe un aggravio dei pedaggi (si parla di +8,5%). Insomma, il Passante di nuova generazione, come è chiamato oggi, rischia di rimanere al palo.
Lo stesso ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, sebbene ripeta come un mantra da tempo che l’opera sia strategica, non ha nascosto che “i costi del Passante sono triplicati”. Il vicepremier leghista, mesi fa a Bologna, aveva spiegato “che Autostrade per l’Italia stava rivedendo i conti. Il progetto iniziale era di ’X’, adesso è arrivato a ’X’ per tre. A me interessa che le opere i privati le facciano, motivo per cui stiamo lavorando a una riforma delle concessioni autostradali perché sia il pubblico a farsi carico di quello che poi serve agli utenti. E questo vale per il Passante come per la Gronda”.
Le due opere, infatti, vanno in tandem, all’interno di un piano di investimenti di Aspi che vale 36 miliardi per tutta Italia.
A creare ulteriore incertezza c’è il valzer di nomine che potrebbe interessare anche Aspi, visto che l’ad Roberto Tomasi è in scadenza a primavera. Insomma, del doman non v’è certezza. Lo stesso sindaco Matteo Lepore non ha nascosto i suoi dubbi, ricordando come, a causa degli extracosti, il governo dovrà scegliere tra Gronda e Passante, coi più maliziosi che ricordano come la prima sia in un territorio governato dal centrodestra, mentre la seconda in uno a trazione centrosinistra. Su questo punto, però, è stato lo stesso Tomasi, il 28 dicembre, a rassicurare: “Il Passante è un’opera strategica, mai messa in discussione né dal Mit, né da Autostrade per l’Italia. Il Passante è incluso nel nostro Pef, in fase di approvazione al Mit, e tutte le altre opere previste nel piano, a partire dalla Gronda, non sono mai state messe in discussione”.