Le donne che intendono partorire in anonimato sono tutelate dalla legge. La culla per la vita è certamente una possibilità dove lasciare un neonato in sicurezza, come è accaduto al piccolo Enea il giorno di Pasqua nell’impianto della clinica Mangiagalli di Milano, ma anche gli ospedali hanno percorsi ben definiti per il cosiddetto parto in anonimato, con la possibilità di dare alla luce un bambino e non riconoscerlo.
Decisione presa da circa 25 donne negli ultimi dieci anni nelle Maternità del nostro territorio. L’ultimo caso è recente, si è verificato all’Irccs Sant’Orsola nei primi mesi dell’anno in corso.
"Le donne che scelgono di partorire in ospedale e poi lasciare il loro bambino intraprendono una strada lontana da pregiudizi e che va rispettata, è un atto d’amore grande, di estrema generosità: portano a termine la gravidanza e donano la vita", sottolinea Chiara Ghizzi, direttrice del Dipartimento materno infantile dell’Ausl.
La pediatra aggiunge che "negli ultimi dieci anni, quattro donne nelle nostre strutture, tra Maggiore e Bentivoglio, sono ricorse a questa opportunità mantenendo la loro privacy. Alcune hanno manifestato la decisione già durante il percorso nascita, messo in campo dall’Ausl, avendo a disposizione sostegno psicologico e anche sociale se serve, altre lo hanno detto una volta arrivate in ospedale e altre ancora dopo il parto. Tra l’altro, le donne possono ripensarci e cambiare decisione nei dieci giorni dopo il parto. Quindi, avere a disposizione la culla per la vita è importante, ma anche gli ospedali sono accanto alle donne".
Un pensiero anche per i neonati. "I bambini che non vengono riconosciuti hanno l’opportunità di crescere bene e di avere un destino felice – si augura Ghizzi – perché sono tante le coppie che desiderano un figlio: in un primo tempo vengono dati in affido e poi eventualmente scatta l’adozione, questa parte è di competenza dei servizi sociali".
Al Policlinico, "vengono eseguiti in anonimato circa due parti ogni anno, dal 2021 a oggi sono stati 5, uno già nel 2023", fa conti Luigi Corvaglia, direttore della Neonatologia e terapia intensiva neonatale. Per lo specialista, "se i genitori non se la sentono di tenere il bambino, il parto in anonimato rappresenta la soluzione migliore: rispetto ad altre scelte è più sicuro per il neonato e per la madre, che può partorire seguita in un centro specializzato come il nostro, senza che questo incida nella sua decisione. Tuttavia, per i genitori che per qualche motivo non riescano ad accedere al parto in anonimato – prosegue Corvaglia – c’è la ’Culla per la vita’, sistema pensato per salvaguardare al massimo la salute del neonato. Nel caso in cui l’allarme di via Guidicini suonasse, si allerta il 118 che interviene immediatamente e trasporta il bimbo nella nostra Terapia intensiva neonatale, dove viene sottoposto alle cure e ai controlli necessari".