Novità su Palazzo Pepoli. È stato fissato per oggi il sopralluogo del Comitato tecnico-scientifico per l’arte e l’architettura contemporanee, chiamato a valutare il riconoscimento del diritto d’autore sulle opere del pluripremiato architetto Mario Bellini. Il tema era emerso in primavera, quando si era paventata l’ipotesi di smantellare (ed eventualmente trasferire) il Museo della storia – di cui Bellini ha curato l’allestimento –, magari per fare spazio in futuro al museo internazionale dedicato a Giorgio Morandi. Evenienza poi rientrata, tanto che Palazzo Pepoli ha riaperto le porte ai visitatori a fine novembre dopo sette mesi di inattività.
Se in futuro (secondo tempi comunque lunghi) il Museo Morandi dovesse essere trasferito negli spazi di via Castiglione – al centro dell’accordo di comodato d’uso tra Fondazione Carisbo e Comune quest’estate –, l’ipotesi più probabile è quella di una coesistenza con altri allestimenti presenti.
Il percorso per il riconoscimento del diritto d’autore intanto, dopo l’istruttoria della Soprintendenza, va avanti. L’obiettivo resta quello di garantire che eventuali modifiche passino sotto la progettazione di Bellini e, come sancito dalla legge 633 del 1941, il Comitato del ministero della Cultura è chiamato a esprimersi sul rispetto di almeno tre parametri su sette: dalla citazione delle opere in almeno tre studi storici e due riviste di architettura alle innovazioni sperimentate nell’uso dei materiali o delle tecnologie costruttive, fino al particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano e altri dettami.
Sulla tutela del Museo della storia era anche stata avviata una raccolta firme – da oltre 5.000 sottoscrizioni – e si era espressa anche Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura, preoccupata per "il patrimonio culturale, di proprietà dello Stato, presente all’interno".
"Al di là del riconoscimento del diritto d’autore e del sopralluogo programmato come da prassi, dato che sappiamo già come ci sia il rispetto di diversi parametri, parliamo di un patrimonio di Bologna che va tutelato e in nessun caso smantellato – sottolinea Borgonzoni –. È un peccato che il Comune non ci avesse pensato finché non si è attivato il Ministero, anche considerando la portata della raccolta firme".