CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Palazzo Pepoli Campogrande si fa bello: "Diventerà un museo per il nostro Settecento"

Da lunedì fino all’aprile 2026 la sede dell’istituzione chiude per importanti lavori: quasi 1 milione e 400mila euro di spesa. Maria Luisa Pacelli: "Saranno accessibili pure i depositi. Sarà un centro sui temi della tutela, ma anche un’attrazione turistica".

Palazzo Pepoli Campogrande si fa bello: "Diventerà un museo per il nostro Settecento"

Palazzo Pepoli Campogrande si fa bello: "Diventerà un museo per il nostro Settecento"

Palazzo Pepoli Campogrande si fa bello. Molto bello. Dal primo luglio fino (ahinoi) all’aprile 2026 la storica sede museale di via Castiglione7 di proprietà del Comune ma in uso ai Musei nazionali di Bologna verrà sottoposta a una ristrutturazione (quasi un milione e quattrocentomila euro la spesa prevista coperta in larghissima parte dai fondi del Pnrr) che la riqualificherà in maniera sostanziale. È dagli anni ‘90 che nelle sale del palazzo, costruito nel 1653 dal conte Odoardo Pepoli e passato poi alla famiglia Campogrande che donò negli Anni ‘70 il piano nobile al Comune, non si fanno lavori. Durante i venti mesi di sosta forzata sarà sistemata intanto l’impiantistica (climatizzazione e assetto illuminotecnico) ma saranno altresì fatti interventi per abbattere le barriere architettoniche, riallestite le sale espositive e gli ambienti di servizio. In particolare (e questa è la prima novità) saranno rese accessibili le sale dei depositi, poste sempre al piano nobile dove ora sono conservate ben 1.070 opere: questi spazi diventeranno fruibili per il pubblico su prenotazione con la possibilità di interrogare i database con le informazioni relative al patrimonio e allo straordinario fondo dell’archivio fotografico digitalizzato.

"La nostra idea – dice Maria Luisa Pacelli direttrice dei Musei nazionali che includono con Palazzo Pepoli Campogrande, oltre alla Pinacoteca, le ex chiese di San Mattia e di San Barbaziano, di cui è stato da poco ultimato il restauro – è di trasformare Palazzo Pepoli in un centro culturale e didattico di grande interesse, con una specificità sui temi della tutela e, allo stesso tempo, di attrazione turistica. Le potenzialità ci sono tutte". A partire dagli straordinari affreschi realizzati nella Sala delle Stagioni da Giuseppe Maria Crespi e in quella di Alessandro da Donato Creti. Come si sa, il Palazzo ospita attualmente una parte della Quadreria Zambeccari, l’unica collezione aristocratica bolognese ad essere arrivata fino a noi con i suoi trecento dipinti in larga parte di scuola emiliana. L’ipotesi progettuale è di creare nelle sale di via Castiglione un focus sul Settecento, cui risalgono le importanti decorazioni pittoriche dei soffitti. Qui, in dialogo con gli affreschi, verrebbero collocate un centinaio di opere del periodo provenienti a loro volta dalla Pinacoteca e dai depositi. Per contro, una selezione delle opere più significative della Zambeccari sarebbe esposta in Pinacoteca, garantendo comunque la possibilità di vedere l’intera collezione nei depositi, oltre che attraverso una restituzione virtuale. "Il progetto è ancora in fase di studio – dice Pacelli – ma l’idea di creare qui un museo del Settecento si sta rivelando ricca di potenzialità". Per chi volesse visitare il Palazzo prima della chiusura l’ultima possibilità è oggi con visite guidate.

A proposito di musei e saltando un secolo, bisogna dire che ci sono novità per quanto riguarda le mostre dedicate all’Ottocento bolognese attualmente in corso. Ad esempio è prorogata fino al 28 luglio a Palazzo Fava l’esposizione nelle collezioni della Fondazione Carisbo intitolata ‘Da Felice Giani a Luigi Serra’ mentre chiuderà il 9 settembre ‘Mario De Maria detto Marius Pictor. Ombra cara’ accolta al museo di piazza San Michele. Fino al 6 luglio prosegue ‘Lo sviluppo del talento’ al Collegio Artistico Venturoli e fino al 7 sono visitabili le due sezioni su questo tema ospitate alle Collezioni comunali d’arte e al museo del Risorgimento.