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Pajè: "Questa città è unica Spinge a essere creativi"

L’artista milanese riceverà la ‘Targa Volponi’ martedì alla Casa dei Pensieri "Ho dato molto a Bologna e ora mi sta restituendo altrettanto. È un onore"

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di Benedetta Cucci

La sua piccola America l’ha trovata sotto le Due Torri, e dire che arrivava da Milano. Mattia Pajè, 31 anni, riceverà la Targa Volponi martedì prossimo alla Casa dei Pensieri, portando anche la sua storia di artista che non è riuscito a trovare terreno fertile e ispirazione nelle città dove il business sembra più ovvio. A Bologna ha incontrato prima l’Accademia di Belle Arti, dove si è diplomato nel 2015, poi ha lanciato nel 2016 con altri artisti lo spazio espositivo Gelateria Sogni di Ghiaccio, tutt’ora funzionante, dove far approdare l’arte degli altri e, nel 2020, come risposta del MamBo alla pandemia che chiuse i musei, si è ritrovato nel progetto Nuovo Forno del Pane, nella sala delle Ciminiere, a far residenza con 11 colleghi. Un periodo molto importante, da cui è uscito arricchito, con alcune intuizioni e riflessioni che sono state alla base di Fuori Terra, installazione portata allo spazio Alchemilla di Palazzo Vizzani nei giorni dell’ultima Arte Fiera. E dopo la Targa? Partirà per il Portogallo.

Pajè, la sua evoluzione artistica sta andando veloce.

"Più che altro c’è tanto lavoro e, a piccoli passi, vado avanti".

Lasciare Milano ha dato i suoi frutti. Perché si lascia una città che sembra avere tutto?

"Perché probabilmente non ha tutto, infatti ho trovato il mio posto a Bologna, che ha un ritmo diverso, un’altra qualità della vita. Milano offre tanto per lavoro e carriera, ma per il percorso che volevo fare io avevo bisogno di tempi diversi, non forsennati. La mia dimensione è qui, anche se a settembre mi trasferirò per sei mesi a Lisbona, perché in questo momento sto studiando, facendo ricerca e nuove esperienze".

A Bologna ha dato vita a varie cose, oltre che alla sua carriera. Come lo spazio Gelateria Sogni di Ghiaccio.

"Nacque con due amici artisti dell’Accademia , perché volevamo fare qualcosa che ci interessasse in città. Seguivamo vari artisti della generazione precedente la nostra, che non venivano portati qui e volevamo vedere come lavoravano. Abbiamo cominciato l’attività per un sentimento di mancanza e siamo a 44 mostre. La scena dell’arte bolognese supporta davvero tanto Gelateria Sogni di Ghiaccio".

Cosa rappresenta per lei la Targa Volponi?

"La vivo come la chiusura di un cerchio, un percorso di studi terminato già sei anni fa, ma anche l’esperienza di Gelateria è un lungo strascico di quell’allenamento all’arte e alla cultura. È la risposta da parte della città per tutta l’energia che le ho dedicato. Sono stato anche assistente per due anni del professore che ho avuto in Accademia, Luca Caccioni, anch’esso insignito con la Targa Volponi qualche anno fa. Anche i rapporti mi hanno fatto crescere".