MONICA RASCHI
Cronaca

Bologna, ospedale Sant’Orsola e liste d’attesa: 34mila operazioni nel 2023. Ma la vocazione medica è in crisi

Nel bilancio di fine anno la direttrice generale, Chiara Gibertoni e quella sanitaria, Consuelo Basili lanciano l’allarme: “Sempre meno urologi, chirurghi generali, cardiochirurghi, ostetriche, ginecologi. Problemi anche con gli infermieri”

Bologna, 14 dicembre 2023 – Eseguiti 34mila interventi: superato il numero pre-Covid. Il Sant’Orsola traccia un bilancio di fine anno anche per quanto riguarda le liste d’attesa e la crisi della vocazione medica in molti ambiti che vanno dall’urologia, alla chirurgia generale, a quella cardiochirurgica. Crisi anche per quanto riguarda l’ostetricia e la ginecologia.

Da sinistra, Marco Seri, Chiara Gibertoni, Consuelo Basili e Nevio Samorè
Da sinistra, Marco Seri, Chiara Gibertoni, Consuelo Basili e Nevio Samorè

“Abbiamo avuto il Covid, che non è sparito, non è uno sprint ma una maratona, come ebbe già modo di dire l’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità). Il nostro ospedale è stato ribaltato in brevissimo tempo per rispondere all’emergenza – afferma Chiara Gibertoni, direttrice generale del Policlinico –, E’ stato uno tsunami che ha ribaltato tutte le strutture sanitarie ma dopo si è pensato che fosse tutto ritornasse come prima, invece era tutto a iniziare dal personale medico. Ricostruire tutto il sistema sanitario, ma questo non è stato fatto”.

Da qui l’enorme strascico, sia per quanto riguarda le liste d'attesa che ancora incidono sull’organizzazione dell’ospedale e la crisi vocazionale di medici e infermieri che, seppure in atto da qualche anno, con l’emergenza determinata dal coronavirus si è ulteriormente accentuata.

“Sulle liste attesa nel corso di quest’anno abbiamo  lavorato molto bene e sono stati superati interventi chirurgici del 2019, quindi siamo andati oltre i 34mila – dichiara Consuelo Basili, direttrice sanitaria dell’ospedale bolognese –  e abbiamo migliorato le  performance per quanto riguarda le patologie oncologiche, dove la Regione assegna l’obiettivo di operare il 90 per cento di  questi pazienti entro trenta giorni. Gli interventi in attesa sono circa 18mila, ma in classe A, quelli cioè più urgenti sono circa 900. Abbiamo recuperato il 71 per cento degli interventi scaduti al 31 dicembre 2022. Siamo anche riusciti a uguagliare i  pazienti che entrano con quelli che escono – precisa – . Ci si è riusciti grazie alla enorme disponibilità del personale medico, ma questo sta logorando i nostri professionisti. Quando chiedo ai nostri professionisti sedute operatorie aggiuntive, loro accettano, ma io mi vergogno perché stanno già dando il massimo, rinunciando a grandi fette della loro vita privata”.

Tutto questo sta portando alla mancanza di professionisti in molte specializzazioni mediche. “C’è una crisi vocazionale enorme come nella medicina d’urgenza, ma gli studenti non scelgono più di fare nemmeno gli infermieri. Per quanto riguarda nefrologia i posti nella scuola di specialità sono andati deserti, forte crisi anche per la  chirurgia generale e quella cardiochirurgica dove c’è tutto il tema del contenzioso, del rischio, e la medicina difensiva arriva a essere talmente difensiva che non fai più quel mestiere lì –  fanno notare Gibertoni e Basili – . Ma anche per ostetricia e ginecologia si fa una gran fatica. Dermatologia, oculistica, chirurgia plastica: quelle sono specializzazioni che vengono scelte immediatamente, il rischio è minore”.