DONATELLA BARBETTA
Cronaca

Ospedale Maggiore Bologna, resta 19 ore al Pronto soccorso

Il direttore Bua: "Dispiaciuto per il disagio, ma abbiamo avuto 30 accessi in più rispetto alla media"

La donna ha aspettato 19 ore al Pronto soccorso del Maggiore

La donna ha aspettato 19 ore al Pronto soccorso del Maggiore

Bologna, 12 gennaio 2020 - "Sono rimasta quasi 19 ore al Pronto soccorso del Maggiore e quando sono uscita avevo ancora dolore alla schiena". La storia di Annalisa Lavecchia, 31 anni, inizia la notte di martedì scorso quando, poco prima delle 23, viene accompagnata in ospedale da un familiare. "Sono stata immediatamente accolta dal personale del triage e dopo le domande di rito – spiega la giovane donna – mi viene detto che potrei soffrire di una colica renale. Poi mi si chiede il consenso a effettuare delle analisi del sangue. A quel punto, con un codice verde, vengo sottosta a una terapia per il dolore con la flebo. Entro un paio d’ore ci saranno i risultati dell’esame e seguirà la visita medica".

Ma il tempo passa e alle 5,30 arriva la seconda terapia antidolorifica, finché verso le 8 alla donna si attribuisce il codice giallo. "Dopo la visita viene richiesta un’ecografia, non risultano calcoli, ma il male al fianco non mi passa e così mi somministrano ancora antidolorifici". Le lancette dell’orologio vanno avanti e siamo alle 11 del mattino, quando viene chiesta la consulenza ortopedica. "Alle 13 sono esasperata e stanca di aspettare, faccio domande agli infermieri e c’è anche chi mi risponde in tono polemico. L’ortopedico mi riceve alle 15,30, alle 16 la radiografia, da cui non emerge nulla di grave, e alle 17,30 il medico mi comunica che sarò dimessa con il dolore alla schiena, migliorato, ma non scomparso. Nel frattempo sono diventata un codice bianco e dovrò versare 135 euro, anche se la prima diagnosi, di colica renale, non era corretta. Sono seguita per alcuni disturbi da un reparto del Maggiore e mi sono sempre trovata bene, è un’eccellenza, ma stavolta la delusione è stata tanta". Vincenzo Bua, direttore del Pronto soccorso e della Medicina d’urgenza replica così: "Sono dispiaciuto per il disagio vissuto dalla signora, con la quale mi scuso: le scriverò per spiegare che i giorni del 7 e dell’8 sono stati difficili per l’iper afflusso che ha generato il sovraffollamento". Bua ricorda bene quelle ore. "Alle 2 e mezza di notte mi hanno avvisato i miei colleghi dicendo che la situazione era difficile – spiega – perché erano esaurite anche le barelle. Allora ho predisposto che ne fossero portate altre dai reparti al Pronto soccorso. La media giornaliera è di 165 accessi, quel giorno siamo arrivati a 198, oltre 30 in più, purtroppo concentrati nel tardo pomeriggio e di notte, quando i medici rimangono in due. La paziente, comunque, non è mai stata abbandonata, ma più volte rivalutata dall’infermiere flussista, anche se può essere nato qualche problema di comunicazione con il personale. Il codice colore non influisce sul pagamento del ticket, che nel suo caso, comunque, è in fase di rivalutazione".