’Il Vajont di tutti, riflessi di speranza’ è un viaggio nel tempo, ma anche nel dolore delle persone che sono rimaste e nelle coscienze di chi assiste alle tragedie senza fare nulla. Andrea Ortis, regista e voce narrante dello spettacolo, ripercorre la vicenda del Vajont. Guida il pubblico in un percorso a ritroso, verso gli accadimenti processuali, i retroscena della disgrazia e le ragioni che la determinarono. Per costruirlo ha incontrato le persone sopravvissute alla tragedia, i familiari delle vittime. "Per conoscere devi guardare gli occhi di chi ha vissuto – spiega Ortis –. Non esiste il tempo per il dolore, è qualcosa che non passa mai. Chi ha perso e sofferto ha anche amato, tanto, e continua a farlo. Tra loro c’è ancora chi ha paura della pioggia e chi non riesce a bere un bicchiere d’acqua perché pensa di soffocare". Lo spettacolo va in scena stasera alle 21 al Teatro Celebrazioni.
Ortis, quali sono i binari narrativi su cui poggia il racconto?
"Da una parte abbiamo gli accadimenti che hanno preceduto il 9 ottobre 1963, l’Italia degli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta. Dall’altra la crisi energetica del nostro Paese e degli accadimenti processuali relativi al disastro. Infine c’è la giornalista Tina Merlin, che cercò con ostinazione la verità sulla costruzione di quella diga".
In che modo accompagna il racconto?
"L’impianto visivo farà da supporto storico documentale accompagnando tutto il tracciato della narrazione con una ricostruzione dettagliata dei fatti. Questo agevola la comprensione e l’ascolto. Accanto allo scenario storico del secondo dopoguerra ci sono le dinamiche geopolitiche della rinascita, la rivoluzione musicale (da Parlami d’amore Mariù ai Beatles) e di costume, quella tecnologica e civile".
Perché ha aggiunto al titolo ‘di tutti’?
"Per la considerazione che questo tipo di tragedia debba appartenere a tutti. Pensiamo alle recenti alluvioni in Emilia-Romagna o in Toscana. Lo spettacolo esamina il rapporto uomo-ambiente e uomo-energia-ambiente. Tutti dovremmo essere ambientalisti, perché il pianeta lo stiamo distruggendo tutti". Amalia Apicella